Ragazzi, i riti non si discutono. Ci ricordavamo tutti com’era finita l’anno scorso, quella delusione cocente, quella partita assurda finita 3 a 2 per loro, la cosa poteva ripetersi. E allora la pasta e patate consumata alla mezza, prima di andare allo stadio, può essere pure un affronto allo stomaco, ma, se serve ad esorcizzare il fato, ben venga anche quella. Arriviamo alle 14,10. Pochi controlli al varco Tribune, lato Mostra, stavolta. Anzi, entriamo in 3 minuti di orologio. Non accade lo stesso a Stefania. Lei e i suoi due figli vengono controllati – abbonamenti, biglietti e zaini – ben quattro volte, finché, alla quinta, sotto le scale della Tribuna Posillipo, ormai dentro lo stadio, lei rifiuta di mostrare il contenuto della borsa e persino il documento: “chest’è tropp” è la sua filosofia “se gli stessi controlli me li fate all’ingresso della curva va bene, ma che una donna con due figli all’ingresso in Tribuna vada rivoltata come un calzino proprio non mi va giù” (non dice, alla steward, che quegli angioletti dei suoi figli poco prima si erano imbattuti nel pullman del Parma ed avevano deliziato i finestrini del suddetto con il lancio di una bella e pomodorosa pizza con la ricotta. Autobus centrato in pieno viso. Un gesto da condannare con decisione, ovvio, e non solo perché “non si fa”, ma perché, guagliù, con la pizza con la ricotta nun se pazzèa…).
Dentro c’è l’atmosfera dimessa della partita contro l’ultima in classifica, eppure l’atmosfera è sempre la stessa o almeno noi siamo fieri e contenti di esserci, come sempre. La partita scorre. Soliti errori in difesa, soliti balletti di Zuniga (del quale, però, stavolta proprio non si può dire nulla per quant’è stato bello l’assist per il Matador), soliti imprecisioni nei passaggi e uno Yebda molto deludente, visto quanto ci era piaciuto le ultime volte. Yebda e Sosa si cercano tantissimo, quasi come se gli ultimi arrivati trovassero appoggio l’un l’altro. Insomma, tutto fila liscio, compresi i soliti patemi e timori legati alla nostra squadra del cuore. A dieci minuti dalla fine del primo tempo, che già siamo in vantaggio, uno strano movimento nel settore A, vicinissimo al settore ospiti. Trentotto tifosi del Parma, con tanto di sciarpe e bandierine, fanno il loro ingresso nella nostra Tribuna, scortati da 46 poliziotti e una ventina di stewards. Quasi non crediamo ai nostri occhi e neppure alle nostre orecchie quando li vediamo tutti in piedi a tifare a gran voce… Parma! Un affronto.
Diversi tifosi urlano allo scandalo, molti si preoccupano, tutti riteniamo vergognosa la provocazione. Alla fine del primo tempo cerchiamo di capire com’è potuto succedere. Un poliziotto ci spiega che si tratta di tifosi parmensi privi della tessera del tifoso ma in possesso di regolare biglietto per accedere allo stadio. Sono stati prelevati a Caserta, privati dei documenti quasi a schedarli, spogliati di striscioni, bandiere ed armamentario da tifosi. Per legge non possono accedere al settore ospiti, perché privi della tessera del tifoso e allora si è deciso, per meglio tenerli sotto controllo, di raggrupparli in Tribuna Posillipo. Grandissimo Maroni, ci diciamo, non ha previsto un’ipotesi del genere e ci fa guardare una partita spalla a spalla con il tifoso avversario. E la cosa potrebbe già farci andare in bestia di brutto se non pensassimo a cosa potrebbe succedere in caso, ad esempio, di sconfitta del Napoli. Perché non sono solo gli sparuti tifosi del Parma, il problema. Se il calcio è fatto di istinto, il tifo di più e se la partita fosse finita male si sarebbe verificato il tipico problema di ordine pubblico. E allora, cosa avrebbero potuto fare i 46 poliziotti contro, magari, centinaia di tifosi rissosi e incazzati? Sarebbero certo stati sufficienti a controllare i 38 solitari, ma cosa avrebbero potuto contro un pubblico imbufalito? Maroni non dovrebbe essere quello che tutela le forze dell’ordine? E le stesse forze dell’ordine, non avrebbero potuto sfruttare, in via straordinaria, la parte superiore del settore ospiti, vuota e coperta da reti di protezione? In uno stadio in cui, fuori (ma anche dentro), il giorno della partita, tutto funziona in deroga (a partire dai sensi di marcia per finire ai parcheggiatori abusivi e a quelli che vendono i caffè Borghetti che pure, dentro, sono vietati) non si poteva derogare anche ad una provocazione simile per il buon esito di una domenica pomeriggio? Avremmo potuto trovarci in mezzo ai casini credendo di essere andati a vedere la partita in uno dei settori più tranquilli. Poi parlano di Liverpool, dei tifosi mandati a casa, dei controlli della polizia e dei pestaggi. La tessera del tifoso si dimostra per l’ennesima volta una boiata pazzesca e noi tifosi siamo trattati per l’ennesima volta come l’ultima ruota del carro. Meno male che ci sta Cavani che ci pensa. E quell’assist di Lavezzi se l’è sistemato talmente bene da creare un gol da vero campione. È dopo quel gol che mio marito mi ha tirata su in braccio per mandare a fanculo i tifosi ospiti. E diamine se non l’hanno fatto anche tutti gli altri insieme a me..
Ilaria Puglia
Con la ricotta non si pazzea
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