Non ha ceduto ai sauditi pur di incassare 70-80 milioni. Ha tenuto il punto, a costo di stressare il bilancio. La vita non è un libro contabile
A 75 anni, De Laurentiis si prende una questione di principio con Osimhen: un vaffanculo vale più di una plusvalenza
A una certa età, dicono quelli che ci sono arrivati, cambiano le prospettive, si invertono le scale gerarchiche. A 75 anni, nel pieno di una carriera più che brillante e di un’esistenza piena e soddisfacente, Aurelio De Laurentiis ha deciso di tirarsi molto seriamente una questione di principio. Perché a 75 anni, quando sei appagato, quando sei un produttore cinematografico affermato, quando hai guadagnato tantissimi soldi (sì con film che non sono “La dolce vita” ma non ci sembra centrale in questo discorso), quando sei un presidente di calcio che è riuscito a vincere lo scudetto a Napoli. Insomma, a questo punto della tua vita, non stai più a guardare solo l’utilità nel breve. Perché sì, sarebbe stato decisamente più salutare per Aurelio De Laurentiis e per il Calcio Napoli portare a casa i 70 o 80 milioni che i sauditi avrebbero sganciato per Osimhen. Ma tutto cambia se Osimhen di milioni ne avrebbe incassati centosessanta in quattro anni. E chissà quale commissione avrebbe intascato l’agente Calenda che ha avuto un ruolo affatto marginale nella costruzione della maxi-clausola da 130 milioni cui – di fatto – il Napoli si è impiccato.
De Laurentiis, da sempre accusato (peraltro non senza ragione) di agire sempre e solo in base al rendiconto personale, stavolta ha mandato a ramengo l’utilità contabile. Ne ha fatto, appunto, una questione di principio. Le questioni di principio, si sa, sono quelle trovate che ti portano alla rovina. Ma sono anche il sale della vita. Ti fanno andare a dormire col sorriso stampato sul volto. Non si può vivere sempre e solo di plusvalenze.
Un De Laurentiis in versione Sensi e Moratti
De Laurentiis ha firmato una campagna acquisti da 150 milioni di euro. Non l’aveva mai fatto. Nemmeno in sogno. E ha tenuto a libro paga il calciatore con lo stipendio più alto: Osimhen, 10 milioni netti l’anno. Il più pagato e l’uomo che probabilmente non giocherà mai. De Laurentiis ha stressato i conti del Napoli come non aveva mai fatto. E nel frattempo ha dato a Conte la squadra che voleva. Forse manca un uomo a destra ma dopo questi fuochi d’artificio, crediamo che nemmeno Conte avrà cuore di lamentarsi.
Non sappiamo come finirà. Forse De Laurentiis cambierà idea e venderà Osimhen ai sauditi, ha tempo ancora qualche giorno. Oppure non lo farà. Fatto sta che De Laurentiis ha contraddetto vent’anni di gestione. Vent’anni di accuse di essere pappone. Pappone a chi? Si è tolto uno sfizio. E allo stesso tempo ha consegnato a Conte una grande squadra. Ha dimostrato di fidarsi ciecamente del suo allenatore. Lo abbiamo già detto. È un De Laurentiis molto più simile a Sensi e a Moratti che a sé stesso. Non sappiamo come finirà, però un sentito applauso se lo merita. Ora emergeranno quelli che diranno che le aziende vanno gestite col cervello e non con l’intestino. Saranno gli stessi che gli davano del pappone. Probabilmente avranno anche ragione. Anzi certamente. Ma la vita è complessa, è un groviglio di merda e sangue. E a 75 anni, con la possibilità di farlo, è peccato mortale negarsi un vaffanculo come si deve.