Finalista in doppio misto agli Us Open: «Per me il tennis è intelligenza tattica, come gli scacchi, non tirare pallate»
Sara Errani intervistata da Repubblica. Stasera gioca la finale doppio mista agli Us Opne in coppia con Vavassori. Quest’estate ha vinto l’oro olimpico in doppio con Jasmine Paolini. È stata anche numero 5 del mondo in singolare, finalista al Roland Garros. Ovviamente numero uno mondiale in doppio: specialità in cui ha vinto i quattro Slam e le Olimpiadi. Ha vinto anche tre Federation Cup, la Coppa Davis delle donne.
Si aspettava un finale di carriera così spettacolare?
«Così no, non me l’aspettavo, è pazzesco. Però sentivo che potevo dare ancora qualcosa al tennis, e che il tennis mi poteva dare qualcosa, per questo ho continuato a giocare, a prescindere dai risultati: per la passione e il divertimento quando scendo in campo. Sennò non sarei andata a giocare i torneini da 25 mila o sotto i 50 mila dollari di montepremi».
Ma come ha fatto? Passare da una finale Slam contro Sharapova ai tornei minori?
«Accettandolo. Sapendo che i tempi sono cambiati. Ma quello che io cercavo era ritrovare buone sensazioni col tennis, riscoprire emozioni, viverle. Sinceramente non mi aspettavo di viverle così forti, però dentro di me in fondo ci speravo. Non a questi livelli, però si va in campo per sentire sulla pelle le emozioni».
Sara Errani e un gioco d’altri tempi
Ne è valsa la pena, e ha fatto trionfare quel suo tennis antico: smorzate, controtempi e pallonetti.
«Ognuno ha le sue caratteristiche, il tennis di questi tempi ormai è sempre più uno sport di potenza e tutti tirano più forte che possono, purtroppo. La gente non va mai a rete, non ha il tempo di scendere, i punti sono sempre velocissimi. Ma io ho il mio modo. So di non poter usare l’arma della potenza, quindi devo compensare con altro».
E come ci riesce?
«Io il tennis lo vivo, lo gioco con intelligenza tattica, come se fosse una partita a scacchi, non come tirare pallate. Questo è il mio modo di vedere il nostro sport. Che va in un’altra direzione. Chissà se un giorno tornerà a essere come era prima. Magari».
«Ricevo ancora tanti messaggi sgradevoli, ma non mi toccano. Non capisco quelli che si arrabbiano, che contestano».
La insultano?
«Sì, per dire, anche perché ho fatto un servizio battendo da sotto. Ma io stavo solo cercavo di trovare un mio modo, superare le difficoltà per sconfiggere i miei fantasmi. Ripeto, in qualche modo ci sono riuscita e non mi importa più niente di quello che pensa la gente. Sono felice di non pensarci più».