ilNapolista

Pleat: «Conte è troppo difensivista. Il Tottenham mi ha cacciato perché ora si affidano solo ai dati»

L’ex allenatore e osservatore, leggenda degli Spurs, al Telegraph: “Hanno smesso di credere all’istinto. Ora decidono tutto le banche dati”

Pleat: «Conte è troppo difensivista. Il Tottenham mi ha cacciato perché ora si affidano solo ai dati»
Mg Verona 18/08/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

David Pleat ha allenato Ossie Ardiles, Chris Waddle e Glenn Hoddle. E’ un “grande vecchio” del Tottenham, prima allenatore dal 2003 dopo aver sostituito proprio Hoddle. Poi dal 2010 consulente scout: aveva scoperto Vertonghen, Dele Alli e Davies, per esempio. Ma soprattutto, Pleat rappresenta uno “scarto” in due senso. Nel senso di rifiuto, gettato via dal club che lo considerava antiquato, e nel senso di crepa tra passato e futuro. Ne parla proprio lui intervistato dal Telegraph. Dice che l’hanno fatto fuori perché hanno smesso di credere all’istinto e all’esperienza, e si sono affidati solo ai dati.

“Sono stato chiamato e informato, ‘ora è tutto basato sui dati, non abbiamo più bisogno di occhi e orecchie.’ Che assurdità. I ​​dati sono belli e buoni quando migliorano occhi e orecchie, non li sostituiscono. Non ho discusso e me ne sono andato”.

Ha quasi 80 anni ma non vuole smettere: “Come posso fare a tirarmi indietro? Quando si tratta di calcio, temo di essere un ossessivo totale”.

Pleat è stato orgogliosamente un allenatore non-difensivista. “Non parcheggerei mai l’autobus davanti alla porta. Se sono in vantaggio per 1-0, voglio essere 2-0. Voglio sempre un altro gol. Non voglio sedermi e contrattaccare. Non ho mai giocato in quel modo. Non sono mai riuscito a capire l’approccio di Mourinho o Antonio Conte. Il mio editto era intrattenimento. La partita riguarda la gloria”.

Ha visto cambiare il mestiere di “osservatore”, se ancora si può chiamarlo così: “Ci sono così tanti processi. Raccomandi un giocatore e devi passare attraverso un addetto al reclutamento, poi il responsabile del reclutamento, poi il direttore sportivo, poi il manager, poi il presidente. Ma sai chi ha l’ultima parola? Il direttore di banca. Penso che ci siano troppe voci ora. Peter Taylor una volta mi ha detto che quando si tratta di prendere una decisione, due è compagnia, tre è una folla”.

ilnapolista © riproduzione riservata