ilNapolista

La capolista se ne va ma la novità rivoluzionaria è che il Napoli non è più una squadra di fighetti

Vittoria quattro a zero a Cagliari. Il Napoli è una squadra all’inglese. Partita di agonismo e sofferenza. Meret monumentale. Lukaku un gol e due assist

La capolista se ne va ma la novità rivoluzionaria è che il Napoli non è più una squadra di fighetti
Foto Instagram Napoli

La capolista se ne va ma la novità rivoluzionaria è che il Napoli non è più una squadra di fighetti

Il Napoli ha vinto quattro a zero a Cagliari ed è in testa alla classifica. Temporaneamente, ma è in testa alla classifica. Ha vinto tre partite di fila dopo un anno e mezzo. Non accadeva dai tempi di Spalletti. Ha saputo soffrire, Meret migliore in campo, e poi ha castigato l’ottimo Cagliari di Nicola prima in ripartenza e poi approfittando di un errore difensivo. C’è stato spazio, nel finale, persino per il quarto gol di Buongiorno. A conferma che il Napoli oggi è una squadra che non molla mai la presa.

La capacità di soffrire è una delle tante novità portate da Antonio Conte. Il dato più significativo a nostro avviso è che il Napoli somiglia sempre più al suo allenatore. Storicamente il Napoli è sempre stata una squadra che possiamo definire alto borghese, persino gagà, di fighetti insomma. Raramente, nel corso degli anni, ha retto quando gli avversari l’hanno messa sul piano dell’agonismo, anche della cattiveria agonistica. Ecco, tutto questo è scomparso. Il Napoli di Conte è una squadra che azzanna. Non diciamo che mena. Di certo non tira il piede né si lascia intimidire. In altri tempi il Napoli si sarebbe fatto intimidire dalla squadra di Nicola. Fallo di Zappa (nomen omen) sul malleolo di Kvara dopo nemmeno due minuti. Il Napoli si è lasciato scivolare l’episodio addosso, si è rimboccato le maniche ed è sceso nell’arena.

Ha giocato ad intensità da calcio inglese e talvolta ha sposato anche il kick and run (calcia e corri): lancio lungo su Lukaku e tutti avanti per la seconda palla. Somiglia tanto a una squadra inglese per temperamento, per intensità agonistica, e capacità di soffrire. Squadra inglese con davanti Kvaratskhelia e Lukaku che nel secondo tempo hanno sbrogliato una matassa che poteva diventare intricata. Il Cagliari ha giocato bene fino al 70esimo, ha continuato a essere pericoloso dopo il vantaggio del Napoli. Meret per tre volte ha negato il gol ai sardi (la traversa di Marin è stata deviata dal portiere friulano).

È finita quattro a zero. Ovviamente non è stato tutto rose e fiori. Ma non sarà mai completamente rose e fiori. Per come gioca, il Napoli è una squadra che contempla la sofferenza. Accetta i duelli uno contro uno, così si fa nel calcio che conta. Ma è una squadra che davanti può fare sempre male.

Nessuno dei calciatori azzurri si è risparmiato. Abbiamo assistito a rincorse a ritroso di Politano, di Kvara, Lukaku che ha colpito di testa nella propria area di rigore. E in questo clima, il Napoli ha anche giocato. Ha costruito. Ha segnato in modo fortunoso (grazie a un autogol di Mina)ma non hamai rinunciato a proporre. Lukaku ha svolto perfettamente il ruolo di pivot. Difficile dire qualcosa a un centravanti che su tre gol segnati dalla propria squadra, uno lo ha realizzato e in due occasioni ha servito l’assist. Ottimo Buongiorno che là dietro non ne ha sbagliata una. Si è rivelato utile anche quando ha lisciato il pallone, perché ha disorientato gli avversari. Meret (dio perdoni i suoi detrattori) è stato monumentale. Ha salvato i lNapoli in quattro occasioni (cinque se non fosse stato fischiato fuorigioco a Piccoli).

Dopo lo scivolone di Verona, tre vittorie consecutive. La prossima è allo Stadium, in casa della Juventus.

ilnapolista © riproduzione riservata