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Il tennista Battaglino, come Sinner, positivo al Clostebol ma squalificato. Però le storie sono diverse

Battaglino aveva utilizzato la sostanza per un massaggio, ma non è riuscito a provare l’assunzione involontaria; in più, in Marocco (dove svolgeva il torneo che lo ha “incriminato”), il Clostebol non è in vendita.

Il tennista Battaglino, come Sinner, positivo al Clostebol ma squalificato. Però le storie sono diverse
Italy's Jannik Sinner reacts during the US Open tennis tournament men's singles round of 16 match against Germany's Alexander Zverev at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, early morning on September 5, 2023. (Photo by COREY SIPKIN / AFP)

Il tennista Stefano Battaglino, 26 anni, è stato squalificato fino al 31 gennaio 2027 per doping. Anche lui, come Jannik Sinner, era stato trovato positivo al Clostebol; e anche Battaglino, come il numero 1 al mondo, ha spiegato che è stata un’assunzione involontaria, dovuta al massaggio di un fisioterapista. La decisione inflitta nel 2023 è stata confermata dal Tas con la squalifica, dunque, per ben 4 anni.

Battaglino, cos’è successo al torneo in Marocco da cui risultò la positività

Il Corriere della Sera riassume quanto accaduto a Battaglino nel torneo in Marocco:

Il 14 settembre 2022 Battaglino, mentre gioca il primo turno a Casablanca contro lo spagnolo Barreto Sanchez, chiama un time out medico e richiede l’intervento del fisioterapista per un massaggio per provare a risolvere una contrattura a un polpaccio. Il terapista, uno di quelli ingaggiati dagli organizzatori, interviene ed effettua il trattamento «con una lozione e a mani nude». Tre giorni dopo, Battaglino viene sottoposto a controllo a sorpresa e trovato positivo al Clostebol che è contenuto solo in spray e pomate cicatrizzanti. Nella sua difesa il tennista chiamò in causa il massaggiatore: l’atleta e l’Itia (International Tennis Integrity Agency) riuscirono a ottenere il suo nome e il suo contatto dagli organizzatori marocchini ma l’uomo non rispose mai alle richieste di testimoniare. Battaglino, assistito dal professor Giuseppe Pieraccini, tra i massimi esperti di antidoping in Italia, esibì i risultati dei test antidoping precedenti al match che erano completamente «puliti» ma il Tribunale non gli credette per due motivi: il primo è che l’atleta non è riuscito a dimostrare il nesso causale tra intervento del fisioterapista e positività, il secondo perché il Clostebol non risulta in vendita in Marocco e agli arbitri di Itia sembrò del tutto improbabile che fosse stato usato come «lozione massaggiante».

Le differenze con il caso Sinner

Ma quali son le differenze con il “caso Sinner”? Ricordiamo che il tennista vincitore dell’ultimo Us Open ha ricevuto una multa e poco più dopo essere risultato positivo al doping. Il Fatto Quotidiano spiega:

La differenza sostanziale sta nelle prove che Battaglino e Sinner hanno presentato per suffragare la loro versione dei fatti. Il primo ha sostenuto di essere stato vittima di una contaminazione, avvenuta durante un torneo in Marocco due anni fa con un massaggio; il problema, però, è che non è riuscito a provarlo: il suo legale non è riuscito a rintracciare il fisioterapista. Quindi, non c’è nemmeno un testimone.

Nel caso di Sinner, invece, detto della quantità infinitesimale di Clostebol rilevata nel suo organismo, ci sono stati i presupposti per riconoscere l’assunzione involontaria e quindi il principio “nessuna colpa o negligenza”. Il numero 1 al mondo infatti è stato in grado di provare – con tanto di scontrino – che il Trofodermin, utilizzato come cicatrizzante e contenente il Clostebol, sia stato acquistato il 12 febbraio in farmacia dal suo ex preparatore atletico, Umberto Ferrara. E che poi sia stato utilizzato dal suo ex fisioterapista, Giacomo Naldi, per curare una ferita al dito. 

Il Giornale, invece, scrive che era stato il fisioterapista di Battaglino a rifiutarsi di testimoniare:

L’avvocato del giocatore e la stessa Itia non sono mai riusciti ad avere una risposta dal fisioterapista che si rifiutò di testimoniare quasi come a confermare, in maniera sottintesa, la colpevolezza.

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