Il rapporto del braccio destro di Friedkin ha evidenziato una realtà ben diversa da quella raccontata dalla ceo greca
Souloukou aveva i giorni contati, i Friedkin l’avevano individuata come colpevole (Repubblica)
Repubblica, con Marco Juric, fa il punto sulla situazione Roma e sulle dimissioni dell’amministratrice delegata greca Lina Souloukou. Dimissioni diciamo non spontanee, come ha scritto ieri il Napolista.
Ecco cosa scrive oggi Repubblica:
Può bastare uno striscione a spiegare le dimissioni? No. A Trigoria raccontano come Lina Souloukou e i Friedkin non siano mai stati così lontani. Una distanza diventata plastica negli ultimi giorni, quando la proprietà è atterrata a Roma. Il dettagliato report di Eric Williamson (braccio destro del presidente) e i colloqui con i senatori dello spogliatoio hanno mostrato ai Friedkin una realtà ben diversa dal racconto riportato alla presidenza in questi mesi da Lina Souloukou. Dalla gestione del mercato alla questione Dybala, fino alla cacciata di De Rossi. Una triangolazione che ha portato la proprietà a scegliere un colpevole. Lei.
Souloukou: meglio dimissionaria che licenziata
I Friedkin hanno dimostrato di vivere soprattutto di consenso popolare da quando sono a Roma. Le uniche immagini pubbliche sono quelle scattate nei momenti di festa: la vittoria della Conference League, l’arrivo di Mourinho, Lukaku e Dybala. Il dissenso non è ben visto. Men che meno una contestazione come quella di ieri all’Olimpico. Da qui la risoluzione. La decisione dei proprietari, nettissima, avrebbe spinto Lina Souloukou giocare d’anticipo. Meglio uscire da dimissionaria che con un licenziamento.
Nel comunicato c’è un passaggio chiave: i Friedkin parlano di una «costante attenzione ai valori che rendono la nostra squadra così speciale». Traduzione: qui contano le bandiere, le radici e i tifosi. Tutto quello che l’ad aveva contro. E per una proprietà molto attiva nell’allontanare i “colpevoli”, additare Lina Souloukou come responsabile è stata quasi una conseguenza.