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I Friedkin volevano Chiavelli alla Roma come Ceo ma De Laurentiis ha detto no (Il Messaggero)

Avrebbe sostituito Lina Souloukou. La trattativa non è nemmeno partita per la ferma opposizione del presidente del Napoli

I Friedkin volevano Chiavelli alla Roma come Ceo ma De Laurentiis ha detto no (Il Messaggero)
Callejon con Chiavelli alla firma del rinnovo col Napoli

I Friedkin volevano Chiavelli come Ceo al posto di Lina Souloukou ma De Laurentiis ha detto no.

A scriverlo è il quotidiano romano Il Messaggero, a firma Stefano Carina.

Scrive Il Messaggero:

Trigoria è stata svuotata completamente di figure di riferimento.Dopo l’addio del Ceo Souloukou, al di là di Dan e Ryan Friedkin, presidente e vice presidente, sono rimasti nell’organigramma il segretario Lombardo e il responsabile dell’area tecnica Ghisolfi, oltre chiaramente  al nuovo allenatore Juric. Il resto è un grande punto interrogativo, a partire da chi sostituirà l’amministratore delegato.

Ai Friedkin era stato suggerito il nome di Andrea Chiavelli uomo di assoluta fiducia del presidente De Laurentiis, a Napoli da 20 anni e impegnato sia sul piano sportivo che in quello cinematografico. La trattativa non è nemmeno partita visto lo stop immediato imposto dal numero uno partenopeo.

E allora è stata chiesta una consulenza alla CAABase un’agenzia globale che ha la procura di oltre 600 calciatori per un portafoglio di valore pari a un miliardo di euro che si occupa anche del reclutamenti di direttori sportivi e figure dirigenziali, che si riserverà di fornire dei profili nei prossimi giorni.  

Conte ha mandato in soffitta anche il metodo Chiavelli e gli acquisti prospettici (Il Napolista)

Il Napoli e i suoi tifosi sono in luna di miele da più di un mese. L’arrivo di Antonio Conte ha riportato indietro di un anno le lancette e l’umore del tifo napoletano. Sembrano tornati i tempi della cieca idolatria al presidente del terzo scudetto. Ma per fortuna Napoli e il Napoli non possono mettere in mostra l’endemica disabitudine alla vittoria che tocca tutti, tifosi e società. E comunque nel caso ci sarebbe il mister a richiamare un po’ tutti alla cattedra, spiegando come si gestisce la vittoria.

Senza nemmeno battere il calcio d’inizio della prima amichevole Antonio Conte ha plasmato cuori e menti. La sua assoluta voglia di centralità, la sua fame il suo essere meticoloso hanno già riportato tutti alla stessa pagina. Vedere insieme Antonio Conte e  Lele Oriali, sul campo di Carciato, in tenuta azzurra, ci ha dato la stessa sensazione di quando tornavi a casa, dopo una brutta giornata a scuola, e trovavi i nonni che si prendevano cura di tutto, rassicurandoti dai cattivi pensieri. È un andare completamente diverso rispetto alla scorsa stagione. La simpatia transalpina di Garcia è nell’indifferenziato. Cosi come i bagni di folla di Benito Fornaciari.

Il meditato e travagliato cambio di direzione, da parte di De Laurentiis, lascia spazio a due diverse interpretazioni circa la traiettoria immaginata. Di cui soltanto il tempo potrà svelare il percorso. Con Antonio Conte (per il momento?) è archiviato, in parte, il modello “Chiavelli”, che ha portato il Napoli a essere una società all’avanguardia, solidamente snella. Il teorema “calciatori giovani, ma non troppo, con cartellino alto ma non troppo, stipendio basso, ma non troppo, docili, tecnici, non eccessivamente fisici, esperti, ma non troppo, magari laureandi”, eccezion fatta per Rafa Marin, è archiviato. L’arrivo di Spinazzola, l’oneroso acquisto di Buongiorno, che non si colloca nella categoria di cui sopra, Lukaku ed Hermoso in “pending”, nell’attesa che si capisca in quale postazione incasellare Olivera e Capitan Melassa, se trai i centrali o tra gli esterni, ma soprattutto capire che fine farà Osimhen, danno una dimensione completamente diversa alla costruzione della squadra ed alle prospettive di come rinforzarla. Ad oggi vengono accostati calciatori, forse trattati, forse no, che senza la triade azzurra non  sarebbe entrata nei radar dello scouting azzurro.

Se l’anno passato le fanfare di stampa, tifosi e comparse suonavano e ballavano su un Titanic organizzativo e decisionale, quest’anno la musica è decisamente diversa. Oltre al campo, il giudice unico di questa inversione di tendenza del Napoli sarà il tempo.
Soltanto il tempo, infatti, ci dirà se nel Napoli è in atto un cambio di traiettoria societaria, decisa a sfondare il tetto di ambizioni e respiro che era la tipologia di gestione di cui sopra, ovvero solamente per puro calcolo opportunistico si lascerà guidare Antonio Conte ed il suo entourage fino a quando non si recupereranno denari, certezze, ambizioni e credibilità. Laddove dovesse esserci un cambio di traiettoria, attraverso l’innesto di un Dna più spiccatamente sportivo e non smaccatamente economicistico, sarebbe ipotizzabile un appoggio esterno, come ai tempi del compromesso storico di Moro e Berlinguer. Ma con i tempi che corrono sembra improbabile anche un appoggio esterno dedito alla perdita economica, per la pura gloria sportiva. Se invece riascoltiamo la conferenza della pasta e fagioli di febbraio scorso, beh allora li c’è la chiave: il Napoli è mio e l’ho sempre gestito cosi. Con buona pace di Conte e Oriali. L’avversario è comunque sempre lo stesso, ed è sopra di tutti: il tempo.
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