Osimhen ha ancora due anni di contratto, seppur non formalizzati, quindi il Napoli potrà comunque chiedere una cifra alta per lui. Qualora non ci fosse la cessione, scatterà il rinnovo.
Victor Osimhen è in prestito al Galatasaray dal Napoli. Prima di volare in Turchia, però, il club azzurro aveva raggiunto un accordo col nigeriano per un ulteriore rinnovo di contratto.
La clausola rescissoria di Osimhen non varrà per il club italiani
Tuttomercatoweb scrive:
Gli azzurri non volevano farsi cogliere impreparati qualora nessuno si dovesse presentare con i soldi nel corso della prossima estate. Quindi, in caso non ci fossero proposte in grado di soddisfare il giocatore, ecco che non andrà comunque in scadenza a giugno del 2026. Di fatto Osimhen ha ancora due anni di contratto, seppur non formalizzati, quindi nella prossima estate il Napoli potrà comunque chiedere più o meno una cifra alta per il suo attaccante. Poi, qualora non ci fossero trasferimenti a titolo definitivo, ecco che scatterà il rinnovo tramite opzione che porta la clausola fino a 75 milioni di euro. La clausola non varrà per i club italiani.
Il nigeriano percepisce un ingaggio da 6 milioni al Galatasaray
Sul Foglio, Marco Gaetani si chiede come sia possibile che il calcio in Turchia possa permettersi di ingaggiare stelle da tutta Europa. Un dubbio motivato anche dal fatto che “non più tardi di tre anni fa, il calcio turco pareva prossimo al collasso“. Stava per fallire per via della “svalutazione della lira turca, del Covid, e di un certo malcontento da parte dell’esecutivo“. Avevano iniziato a spendere meno, poi negli ultimi anni il boom di grandi nomi. Mauro Icardi, Edin Dzeko, Ciro Immobile e, con un colpo a sensazione, persino Victor Osimhen che al Galatasaray oggi guadagna sei milioni l’anno.
“Un anno fa, provando a fare i conti in tasca alle quattro big, l’economista Kerem Akbas stimava in due miliardi di euro il debito complessivo delle società. A pesare in maniera enorme sono gli ingaggi, mentre sui cartellini si cerca di risparmiare, lavorando soprattutto su prestiti e parametri zero: una realtà che va in contrasto con la necessità teorica di fare player trading per provare a risanare delle casse che risultano disastrate”. Infine, quindi, “ad assistere Galatasaray, Fenerbahçe, Besiktas e Trabzonspor è arrivato un network di banche di proprietà dello stato. Il calcio, in Turchia, è anche e soprattutto una questione di populismo“.