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Zamorano: «Il 9 puro si è estinto, Lukaku e Osimhen ormai non vivono più in mezzo all’area»

Ad As: “Quando giocavo io mi dicevano di tutto ma per noi era normale, oggi per fortuna c’è più consapevolezza sul razzismo”

Zamorano: «Il 9 puro si è estinto, Lukaku e Osimhen ormai non vivono più in mezzo all’area»
Mg Milano 23/09/2019 - The Best Fifa Football Awards / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Ivan Zamorano-Javier Zanetti

Iván Zamorano ha 57 anni. Dice che la gente per strada, a Madrid, “mi ricorda ancora la mia eredità, i miei gol”. Ne ha lasciati un bel po’ anche in Italia. Intervistato da As dice che ovviamente il calcio è cambiato: “Adesso è molto più fisico e se non sei preparato non puoi giocare. Inoltre è cambiato anche l’ambiente: la passione è la stessa, ma l’atmosfera negli stadi è diversa. E poi tutto quello che c’entra con le questioni commerciali ed economiche non c’entra niente con quando giocavo io, adesso i club investono molto di più nel capitale umano e i milioni che vengono pagati sono enormi”.

Il 9 puro, dice, “è estinto. Non ci sono più squadre che giocano con quella cifra, come me o Hugo Sánchez, che vivevamo in una sola zona del campo. È vero che ci sono attaccanti come Haaland, Lewandowski, Lukaku, Osimhen o Sorloth che sembrano quel tipo di attaccante, ma si comportano diversamente rispetto agli attaccanti di prima. L’ultimo di quella stirpe potrebbe essere Falcao, che quest’anno è andato al Millonarios”.

A proposito di stadi… Quante ne sentiva pure lui: “Uff, mia madre! Oppure ‘Iván Zamorano, sei uno zingaro’… Certo che capisco Vinicius e penso che sia bello che si stufi di quello che gli dicono, perché è ingiusto. Il fatto che la Liga e la giustizia stiano cercando di fermare tutta questa violenza verbale nei confronti di giocatori di un’altra razza o semplicemente stranieri è un grande passo. Adesso c’è molta più consapevolezza su questo tema, ma quando giocavo lo vivevamo come una cosa normale. La verità è che non mi ha mai toccato. Ci dedicavamo al gioco e non ci è mai venuto in mente di affrontare i tifosi. Alla fine è un problema di educazione. Non capisco come si possa andare allo stadio ad insultare invece di godersi il calcio”.

Zamorano, da tifoso del Real, parla di Ancelotti: “Lo trovo straordinario, non solo come allenatore, ma come persona. Ha una grande intelligenza, esaltata dal carattere e dall’esperienza di saper gestire uno spogliatoio complicato come quello del Real Madrid e sapere quali sono le soluzioni migliori quando la squadra le richiede. Inoltre voglio elogiare la figura del figlio Davide, a cui mi sembra non venga data la valorizzazione che merita e che occupa una parte importante nella gestione della squadra”.

Zamorano poi racconta la sua storia con Valdano. Che è abbastanza educativa in quanto a tigna e – come si dice oggi – “resilienza”. “Quando Valdano arrivò al Real Madrid nel 1994 dichiarò di non contare su di me. Mi chiamò nel suo ufficio e mi disse di trovare una squadra e che, se fossi rimasto, sarei stato il quinto straniero e il quinto attaccante. È stata molto dura per un attaccante come me che aveva segnato così tanti gol nei due anni precedenti… Sono uscito dal suo ufficio con l’idea che sarei rimasto e che avrei fatto tutto il possibile per guadagnarmi la sua fiducia, e gliel’ho detto, ma Jorge ha trasformato la cosa in qualcosa sui media. Quando uscimmo in strada tutti i giornalisti conoscevano già la storia e il giorno dopo la stampa titolò: “Zamorano, il quinto straniero”. Cosa ho fatto? Motivami ancora di più. Invece di fargli guerra, ho continuato a dimostrare il guerriero che sono sempre stato e gli ho fatto cambiare idea. C’è voluto molto poco. Ricordo che in precampionato dopo il primo allenamento mi disse: “Ti alleni sempre così o solo quando odi l’allenatore?” , e io ho risposto: “Sempre”, al che lui ha borbottato: “Beh, penso che dovrò rimangiarmi qualche parola”. Ángel Cappa mi raccontò poi che nello spogliatoio Valdano aveva detto a lui e al resto dei suoi assistenti di aver commesso un errore. Quando è iniziata la Liga ero già titolare. Ho ancora i ritagli di quel periodo con frasi di Valdano come ‘Zamorano è il mio socio’ oppure ‘Se qualcuno vuole la maglia del Real Madrid, dovrà lavorare come Zamorano’. E ho apprezzato anche questo, perché così come ha fatto sapere ai media che non mi voleva a Madrid, allo stesso modo ha riconosciuto ai media che aveva commesso un errore con me, per questo il nostro rapporto è diventato straordinario”.

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