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Sinner, tranne gli italiani tutti nel tennis sono scettici sulla gestione del caso. Troppe le ombre (Telegraph)

La Wada conferma l’assoluta mancanza di fiducia nel sistema antidoping del tennis. Perché fisioterapista e massaggiatore non sono stati indagati?

Sinner, tranne gli italiani tutti nel tennis sono scettici sulla gestione del caso. Troppe le ombre (Telegraph)
Italy's Jannik Sinner reacts reacts after losing a point against Russia's Daniil Medvedev during their men's singles quarter-final tennis match on the ninth day of the 2024 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 9, 2024. Medvedev won the match 6-7, 6-4, 7-6, 2-6 6-3. (Photo by HENRY NICHOLLS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

La Wada ha deciso ricorso al Cas per il caso doping che ha coinvolto Jannik Sinner.

Arrivano i primi commenti dall’estero, in particolare Oliver Brown sul Telegraph parla di sfiducia nel sistema antidoping del tennis, visto come è stato gestito il caso.

Scrive Brown:

“Il problema di Jannik Sinner, che ha evitato una squalifica di due anni per essere risultato positivo a due test antidoping, è che pochi hanno capito come lui e i suoi avvocati ci siano riusciti.

Quando un numero uno del mondo viene scagionato da qualsiasi colpa in un’inchiesta sul doping, ci si aspetterebbe di sentire solo un coro di solidarietà e comprensione. Invece le reazioni dei colleghi non italiani sono andate dallo scetticismo all’incredulità. Mentre un preoccupato Novak Djokovic ha chiesto «protocolli chiari», Nick Kyrgios ha deriso la spiegazione di come lo steroide proibito clostebol sia finito nell’organismo del giocatore.

Ora, cosa ben più grave per Sinner, si scopre che nemmeno l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) è troppo convinta. La massima autorità mondiale in materia ha dichiarato che l’accertamento originario di «assenza di colpa o negligenza»non è «corretta ai sensi delle norme vigenti», annunciando che chiederà per Sinner una squalifica da uno a due anni presso la Corte Arbitrale dello Sport”.

Per Brown, “la fiducia nel sistema tennis che ha permesso a Sinner di continuare a giocare senza problemi, è evaporata. È evidente che la Wada non si fida del tennis per fare i compiti a casa su tali questioni, viste le diffuse preoccupazioni sul modo in cui Sinner è stato indagato e giudicato. È stato sospeso due volte per non più di tre giorni ciascuna e nessuna divulgazione pubblica della questione per sei mesi”.

Il Telegraph sulla sentenza

Della sentenza dell’Itia Brown (il tribunale indipendente tennistico), scrive:
La sentenza di 33 pagine emessa il mese scorso da un tribunale indipendente dell’International Tennis Integrity Agency è stata tutt’altro che sommaria, ma non ha fornito risposte adeguate ad alcune domande cruciali. Perché, ad esempio, non è stata accertata alcuna violazione delle regole antidoping nei confronti di Umberto Ferrara, il preparatore atletico di Sinner, o di Giacomo Naldi, il suo fisioterapista, per essere stati in possesso dello steroide anabolizzante che avrebbe potuto potenzialmente migliorare le prestazioni? Sinner può affermare di aver affrontato questo problema, dato che li ha licenziati entrambi. Ma questo non spiega perché non ci siano state denunce formali di illecito contro Ferrara o Naldi dopo che il clostebol  è stato trovato nella borsa dell’allenatore a Indian Wells a marzo. Il Codice Mondiale Antidoping, testo canonico della Wada, non lascia dubbi sul fatto che il semplice possesso di una sostanza proibita senza una valida esenzione per uso terapeutico, sia considerato una violazione. Allora perché né Ferrara né Naldi sono stati messi indagati né interrogati?”.

L’argomentazione principale di Sinner è che è stato “vittima” dei membri del suo staff. Tuttavia, anche questo atteggiamento deve essere approfondito. Da un lato, Sinner può suscitare le simpatie insistendo sul fatto di essere stato involontariamente contaminato. Ma dall’altro, esiste una scuola di pensiero secondo cui le responsabilità antidoping si estendono al di là dell’individuo. Prendiamo il testo della sentenza: «Il giocatore è responsabile delle azioni delle persone di cui si circonda, oltre che delle proprie». Alla luce di questo, è sufficientemente plausibile la deviazione della colpa dell’italiano verso il suo team?”

Sinner, il doppio standard nella gestione dei casi doping

Poi si torna a parlare del doppio standard:

Questo prima ancora di arrivare all’impressione che la crociata antidoping del tennis sia un problema con standard doppi. Mentre il caso Sinner è stata frettolosamente avviato verso l’assoluzione, la britannica Tara Moore, una giocatrice di profilo molto meno elevato, ha visto la sua carriera congelata per 19 mesi prima che l’Itia accettasse alla fine che i suoi test positivi al nandrolone e al boldenone fossero dovuti al consumo di carne di bestiame sottoposta a steroidi.

È stato già abbastanza problematico che Sinner sia diventato campione degli Us Open con così pochi dei suoi colleghi giocatori pronti a esprimere fiducia nel modo in cui il suo caso di doping è stato gestito. Ma con la mossa della Wada, le nuvole si fanno ancora più scure. C’è la possibilità, forse anche la probabilità, che Sinner possa vincere per la seconda volta consecutive gli Australian Open a gennaio, mentre la Wada cerca di estrometterlo da questo sport per un massimo di due anni. È difficile immaginare un atto d’accusa più sconfortante per i protocolli antidoping del tennis e per la scarsa fiducia che ispirano”.

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