A 34 anni dalla morte del calciatore del Cosenza arriva una prima sentenza: Isabella Internò condannata a 16 anni di carcere
Ora c’è una verità processuale: Donato Denis Bergamini è stato ucciso. Non si è suicidato. Per la Corte d’Assise di Cosenza è l’ex fidanzata del calciatore Isabella Internò la mandante dell’omicidio, in concorso con altre persone ancora da individuare. 34 anni dopo quel 18 novembre 1989 Internò è stata condannata in primo grado a 16 anni di carcere. La pubblica accusa, Alessandro D’Alessio e Luca Primicerio, aveva chiesto 23 anni di reclusione. “Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio, l’unico testimone che non posso avere”, ha detto lei a caldo.
La donna – racconta il Corriere della Sera – “aveva sempre detto che il 18 novembre del 1989 lei e Denis si erano fermati in una piazzola di servizio lungo la statale 106, a Roseto Capo Spulico, e avevano iniziato a litigare. «La discussione fu vivace. Denis era sconvolto. È stato un attimo: l’ho visto tuffarsi sotto un camion». Un racconto che non ha convinto la presidente dell’Assise Paola Lucente e i giudici che, dopo 3 anni di dibattimento, si sono persuasi della responsabilità della Internò”.
La verità giudiziaria adesso dice altro: Bergamini lasciò il ritiro del Cosenza per incontrare Isabella Internò, con la quale aveva interrotto ogni rapporto. Era una trappola. Secondo i giudici della Corte d’Assise Internò aveva programmato tutto. Per i periti dell’accusa Bergamini è morto per «asfissia da compressione» probabilmente è stato soffocato con una sciarpa o una busta di plastica e poi adagiato sull’asfalto.