“In Francia i colleghi si sono offesi e sono arrivati a dire che è poco più che un coglione, e che si crede l’inventore del calcio”
“Non ho intenzione di spiegare la mia tattica perché non la capireste”. Luis Enrique ha risposto così a Margot Dumont, che lo intervistava per Canal+ dopo la sconfitta del Psg martedì sera contro l’Arsenal in Champions. Un atteggiamento che ha dato fastidio a tutti. Ne scrivono da due giorni un po’ ovunque, soprattutto tra Francia e Spagna.
L’Equipe ha intervistato la giornalista, che s’è offesa – dice – non tanto a livello personale ma “per l’intera professione. La cosa mi ha dato più fastidio per i tifosi, anche loro aspettano risposte. Siamo un collegamento tra gli attori e il pubblico. Non rispondendo a me, non risponde a loro. Per me c’è soprattutto imbarazzo. Non è una cattiva persona. Ho già chiacchierato con lui prima o dopo un’intervista, lo apprezzo. Aveva già fatto sapere che non gli piaceva parlare con i giornalisti… Non ho fatto domande cattive. Se non possiamo più parlare di partite, allora non possiamo parlare di nulla“.
In Spagna gli hanno dedicato due editoriali El Paìs e El Mundo, i principali quotidiani del Paese. Sul Paìs Rafa Cabeleira scrive che “dopo aver visto la nuova docuserie su Luis Enrique di Movistar+ vorrai consegnare la tessera di editorialista e unirti al Fronte Internazionale di Liberazione del Giornalismo”.
Enrique nel documentario ricorda a tutti che lui odia parlare con i giornalisti. Arriva a dire che si taglierebbe il 25% dello stipendio pur di non doverlo fare. Cabeleira dice che i giornalisti se la sono presa. E che “dopo due partite di Ligue One, alcuni dei più famosi commentatori francesi dedicano all’asturiano i titoli più gravi che si possano associare al disprezzo professionale. Arrivano a dire a Luis Enrique che è poco più che un coglione, che si crede l’inventore del calcio, che le sue decisioni non possono essere più lontane dal buon senso o che consegnargli le redini del colosso parigino comincia a sembrare una tipica boutade alla Napoleone. Ma nemmeno il Napoleone francese, l’Imperatore, bensì il Napoleone protagonista della Fattoria degli Animali, quel maiale che Orwell trasformò in un leader capriccioso prima e in uno spietato dittatore poi”.
“Nessuno può essere sorpreso dalla sua riluttanza, ma ciò che colpisce è la facilità con cui generalizza e inciampa”. “Non scopriamo nulla affermando che la sua carriera sembra ridotta a una lotta impari tra i suoi meriti e l’immagine che i maggiori media decidono di trasmettere al grande pubblico, dettagli insignificanti sulla sua persona, sulle sue forme pubbliche e sul suo modo di relazionarsi con i giornalisti”.
“C’è più di un Luis Enrique in Luis Enrique”. Ma “ogni considerazione errata finisce per scontrarsi frontalmente con fatti non discutibili: è uno dei tecnici più bravi al mondo e una persona eccezionale. Per quanto riguarda il primo, ne possiamo discutere con calma e obiettività, mai per risentimento e preferibilmente senza rancore. Sul non ci possono essere dubbi, a meno che non si insista a ridurre il tutto a un caso pratico di cattiva stampa: la loro e la nostra”.