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Inchiesta ultras, 24 Daspo tra i 3 e i 10 anni. In tempi brevi seguiranno decine di altri provvedimenti

Ansa. È stata quasi tutta notificata la prima tranche di Daspo, emessi in relazione all’inchiesta milanese che ha coinvolto le organizzazioni ultras di Inter e Milan

Inchiesta ultras, 24 Daspo tra i 3 e i 10 anni. In tempi brevi seguiranno decine di altri provvedimenti
Mg Milano 26/10/2022 - Champions League / Inter-Viktoria Plzen / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: tifosi Inter

24 Daspo tra i 3 e i 10 anni emessi dal questore Megale in relazione all’inchiesta sugli ultras di Inter e Milan. A questa prima ondata di provvedimenti, faranno seguito, in tempi brevi, decine di altri provvedimenti. Lo scrive l’Ansa.

È stata quasi tutta notificata la prima tranche di Daspo – i provvedimenti interdittivi alle manifestazioni sportive – emessi dal questore Bruno Megale in relazione all’inchiesta milanese che vede coinvolte le organizzazioni ultras di Inter e Milan. Si tratta di 24 Daspo tra i 3 e i 10 anni, a cui dovrebbero seguire decine di altri provvedimenti in tempi relativamente brevi“.

Inchiesta ultras, difficile la penalizzazione. I tesserati coinvolti rischiano la squalifica temporanea

Nell’inchiesta ultras di Inter e Milan, che ha portato all’arresto di 19 persone, rischiano anche i tesserati. Lo scrive Libero.

I tesserati di Inter e Milan coinvolti nell’inchiesta ultras rischiano, nella peggiore delle ipotesi, una squalifica di qualche mese. È difficile invece che i due club incorrano in penalizzazioni di classifica. Di telefonate e incontri, però, in questa inchiesta ce ne sarebbero stati, secondo le intercettazioni, e sarebbero direttamente coinvolti gli interisti Milan Skriniar (ora al Paris St-Germain), Nicolò Barella, Hakan Calhanoglu, Simone Inzaghi (l’attuale allenatore), Javier Zanetti (vicepresidente) e il milanista Davide Calabria. L’esperto in diritto dello sport D’Onofrio spiega: «C’è una dettaglio che fa la differenza. Se i contatti sono occasionali o passivi, cioè se un tesserato viene chiamato al telefono, non c’è responsabilità diretta. E la stessa cosa accade per un incontro fisico, se il contesto è un luogo di aggregazione tipo un ristorante. In questi casi non c’è illecito».

Tutto, cambia, però, se l’atteggiamento di giocatori o allenatori nei confronti dei tifosi diventa attivo. «In queste situazioni non esiste un minimo e un massimo della pena, perché il diritto sportivo dà ampio margine di discrezionalità al giudice, ma il risultato potrebbe essere di un’ammenda, una squalifica di qualche mese o entrambe». E i club? Loro, in realtà, rischiano poco.

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