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Quando si affrontano Alcaraz e Sinner sono felici come due bambini prodigio nel loro ambiente ideale (The Athletic)

“E’ una rivalità perfetta, anche di stili. Le loro partite sembrano esibizioni. Sinner volteggia come un supereroe in fuga da un edificio in fiamme”

Quando si affrontano Alcaraz e Sinner sono felici come due bambini prodigio nel loro ambiente ideale (The Athletic)
Italy's Jannik Sinner reacts during his men's final match against USA's Taylor Fritz on day fourteen of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 8, 2024. (Photo by ANGELA WEISS / AFP)

Sinner e Alcaraz. Non è una semplice rivalità dovuta al fatto che sono attualmente i due migliori giocatori al mondo (anche per la classifica). E’ che proprio sono complementari, senza essere uguali. E’ una combinazione che nel tennis, quando trova un equilibrio, si traduce in bellezza. E così anche The Athletic scrive che l’ultima finale, a Pechino, “ha incarnato il contrasto di stile e personalità che hanno tutte le migliori rivalità. Alcaraz è più espressivo emotivamente e gioca un tennis ad alto rischio e alta ricompensa rispetto all’efficienza più serena e violenta di Sinner. Quando Alcaraz fa esplodere un dritto, è emozionante; l’unico suono di Sinner è lo schiocco della racchetta sulla palla. Alcaraz, 21 anni, è più basso, ma possiede un’esplosività senza pari; Sinner, 23 anni, è longilineo e ha una struttura sottile”.

“Entrambi sono così veloci che potrebbero sembrare velocisti olimpici e, mentre Alcaraz si lancia e si piega come se i suoi arti fossero di mastice, Sinner si tuffa e volteggia come un supereroe in fuga da un edificio in fiamme”. Insomma, avete capito.

Anche i numeri parlano. E dicono che al momento l’unico capace di fermare davvero Sinner è Alcaraz, che quest’anno l’ha sempre battuto. Ma “le tre vittorie di Alcaraz rappresentano la metà di tutte le sconfitte di Sinner quest’anno”. Sinner, cioé, quest’anno ha perso solo sei partite. Sei.

I due poi si piacciono. “Entrambi sembrano apprezzare questo aspetto del giocare l’uno contro l’altro, come due bambini prodigio che vengono finalmente messi in un ambiente che è appropriato per i loro talenti ultraterreni. Giocando l’uno contro l’altro e portando il loro gioco a un livello ancora più alto, si staccano anche ulteriormente dal resto del campo, forse con l’eccezione di Novak Djokovic quando è in piena forma”.

“Il senso di esibizione che danno alle loro partite, in cui a volte sembra che stiano cospirando per produrre i punti più spettacolari possibili, è in realtà un travestimento. Non è che vogliono essere iper-aggressivi e attaccare il prima possibile in un punto, quanto piuttosto che hanno bisogno di esserlo, perché se non lo sono loro, lo sarà l’altro. Quando si assestano in lunghi scambi, c’è la promessa in agguato che le cose diventeranno assurde prima o poi”.

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