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La sentenza Diarra non significa libertà di non rispettare i contratti ma i club perdono altro potere (Corsport)

Giudice: la Fifa dovrà riscrivere le regole sui trasferimenti e procuratori e calciatori acquisteranno ancora più forza contrattuale

La sentenza Diarra non significa libertà di non rispettare i contratti ma i club perdono altro potere (Corsport)
Paris Saint-Germain's French midfielder Lassana Diarra arrives to attend the 31th edition of the UNFP (French National Professional Football players Union) trophy ceremony, in Paris on May 28, 2023. (Photo by Bertrand GUAY / AFP)

La sentenza Diarra non significa libertà di non rispettare i contratti ma i club perdono altro potere (Corsport)

Sul Corriere dello Sport Alessandro Giudice (uno dei più bravi e attendibili in tema di economia calcistica). Che scrive così:

La pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul caso-Diarra è destinata a fare giurisprudenza, avrà effetti sul mercato internazionale dei calciatori, ma la sua portata non ci pare analoga a quella della storica sentenza Bosman, del 1995.

La pronuncia di ieri non avrà però la conseguenza di liberare gli atleti dal vincolo contrattuale a loro piacimento, perché l’applicazione estensiva di questo diritto trasformerebbe il calciomercato in un far west, minando la regolarità dei campionati. Azzererebbe il valore dei cartellini iscritti agli attivi patrimoniali della società, arrecando un danno irreparabile al sistema dei club. Infine penalizzerebbe i club minori privandoli di un ricavo essenziale (il player trading) e avvantaggiando i top che possono già contare su altri bacini di risorse (match-day, diritti tv, contratti commerciali) e che in più potrebbero accaparrarsi i calciatori migliori facilmente, offrendo loro stipendi più alti.

La sentenza Diarra impone ala Fifa di regolamentare meglio il sistema dei trasferimenti

La sentenza non contiene, quindi, l’ordine alla Fifa di smantellare l’intero sistema di restrizioni ai trasferimenti internazionali, ma le consegna una patata bollente: dovrà regolamentare meglio il sistema, così da escludere norme troppo vessatorie.
Una modifica al regime attuale potrebbe prevedere, ad esempio, la corresponsione di un indennizzo al club di partenza, oppure l’ampliamento del concetto di giusta causa nella risoluzione volontaria del contratto o ancora il rispetto di un termine contrattuale minimo.

Una constatazione resta: ad avvantaggiarsi di un allargamento delle maglie delle regole Fifa saranno certamente calciatori e procuratori, mentre le società potrebbero subire una perdita nel valore della proprietà intellettuale iscritta nei bilanci. La sentenza Diarra non sarà probabilmente un evento epocale ma, nell’ecosistema economico del calcio internazionale, produrrà il trasferimento di un altro pezzetto di forza contrattuale dalle società ai calciatori e (naturalmente) ai procuratori.

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