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La Serie A è la patria dei rigorini o dei rigori televisivi: sono già 32. In Premier 12, in Liga 28

Repubblica fa il punto dopo l’ennesima domenica assurda. Comanda la tv. Basta sfiorare la palla col polpastrello, anche se non se ne accorge nessuno

La Serie A è la patria dei rigorini o dei rigori televisivi: sono già 32. In Premier 12, in Liga 28
Db Milano 11/01/2023 - presentazione introduzione fuorigioco semiautomatico S.A.O.T / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianluca Rocchi

La Serie A è la patria dei rigorini o dei rigori televisivi: 32, più del 50% in più rispetto all’anno scorso

Repubblica, con Matteo Pinci, fa il punto sull’overdose di rigorini nel campionato italiano.

Dica trentadue. Il calcio italiano è un paziente malandato che da qualche mese deve fare i conti con un nuovo problemino mica facile da risolvere. Da quando è iniziato il campionato l’Italia è il Paese in cui sono stati fischiati più rigori. Solo domenica, tra Juve-Cagliari all’ora di pranzo, Lazio-Empoli e Fiorentina- Milan in notturna ne sono stati tirati sei. Il totale dal 18 agosto a oggi fa 32. Tanti, se pensiamo che un anno fa erano soltanto 21: in dodici mesi un aumento del 52 per cento. Ma il problema, più che il numero, è il metro. Chi di voi avrebbe fischiato il rigore per il tocco di mano di Luperto a Torino? Chi quello per il fallo di Douglas Luiz? E ancora: sicuri che fosse fallo all’Olimpico su Dia? E che non fosse da fischiare quello tanto discusso su Baldanzi a Monza?

Rigori da tv

Il vero problema è che non c’è una risposta. E che tutte queste domande ne producono un’altra. Chi decide: l’arbitro o la macchina? Il designatore Rocchi vuole arbitri che decidano in autonomia, senza aspettare l’aiutino da casa. Ma poi si va in campo e lì le cose non sempre vanno in questa direzione. Di certo il Var, negli anni, ha debordato: agli albori promettevano non più di un intervento ogni tre partite e mezzo. In questa stagione siamo già a 30 interventi: quasi uno ogni due partite. Aumentano i numeri e insieme cambia la percezione di ciò che avviene: nel weekend, e non è una novità, abbiamo assistito a una raffica di rigori molto televisivi. Se prima solo la sensibilità umana determinava se fischiare o meno, oggi a decidere è la vivisezione operata da una telecamera ad alta definizione. Il risultato: è più facile punire contatti minimi. Basta sfiorare la palla col polpastrello, anche se non se ne accorge nessuno.

A dirla tutta, dei 32 rigori concessi in questo campionato solo tre, forse 4 sono stati bocciati dall’Aia. In Europa però i numeri sono più bassi, lo abbiamo detto: in Premier hanno concesso appena 12 rigori, in Spagna 28, ma con 20 partite giocate in più. Al contrario, la Champions è perfettamente in linea con l’Italia: 16 rigori in 36 gare, stessa media sella Serie A. 

Ha ragione Fonseca: «I rigorini sono ridicoli, ormai è un circo»

Ci risiamo. Il fantasma dei “rigorini” si aggira per la Serie A. Di nuovo. Questo weekend ne ha sancito il grande ritorno. Dopo la Juve ecco il grande “circo” di Fiorentina-Milan: Pairetto, il Var, i rigoristi sbagliati, gli errori, la magica serata di De Gea. A Fonseca gli stava venendo un coccolone alla fine. Ma merito al tecnico del Milan per aver palesato pubblicamente il fastidio per quei rigori davvero troppo sul filo per essere chiamati tali.

Fonseca e i rigorini

«Ormai è un circo, non è più calcio – ha detto il portoghese – Quanti rigori abbiamo visto in questa giornata di campionato? Questo non è calcio, il calcio è contatto: un tocco minimo, un contatto, non può bastare per un rigore. E non parlo solo di quello assegnato contro di noi, mi riferisco anche al primo che ci hanno dato. Sono situazioni che influenzano l’andamento della partita. Tutti si innervosiscono, a cominciare dall’arbitro».

Peraltro anche Palladino, che la partita l’ha vinta, si schiera col collega (e il senso comune): «Ne ho anche parlato con Fonseca. C’è da modificare qualcosa nei regolamenti. Non può essere rigore al minimo contatto. Come si fa a chiedere ai difensori di difendere in queste condizioni?».

Fonseca, a latere, ha anche evitato la solita retorica dei panni sporchi che si lavano nello spogliatoio. Ed ha pubblicamente cazziato i suoi per la gestione dei rigori: non dovevano tirare Theo Hernandez e Abraham, mi hanno disobbedito. Il rigorista è Pulisic. «Ho detto alla squadra che non deve mai più succedere».

Damascelli sul Giornale questa mattina ha scritto

“Il calcio è bello perché è vario, formula comoda per mettere la palla in calcio d’angolo. Il football degli arbitri più che vario è avariato ed ha cambiato questo sport meraviglioso. Fischiano rigori inesistenti però inventati da chi ha scritto le regole non per proteggere il gioco ma per rendere celebri e protagonisti, per l’appunto, gli arbitri”.

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