Era un giocatore di strada che ha studiato al conservatorio della Masia. “Un musicista jazz, per la Spagna era come Messi”
“Andrés Iniesta potrebbe giocare nudo, ovviamente senza scarpe né porte, avendo bisogno solo del pallone con cui ha conquistato il mondo con la sua aura e il calcio di seta”. Comincia così il pezzo che Ramòn Besa dedica a Iniesta nel giorno dell’addio ufficiale (con tanto di conferenza stampa lacrimosa).
E’ un pezzo di maniera, ovviamente. Di quelli che andranno benissimo anche come coccodrilli, per quando sarà. Ma è uno dei più belli che leggerete domani su Iniesta, “leggero e sensibile come un uccello, umile fin da bambino, quando era legato vita a quell’enorme albero sul campo di Fuentealbilla”. “Una figura così dolce da invitare a un racconto stucchevole che ha poco a che fare con la sua timidezza e brevità né con il suo calcio sincero”.
Iniesta ha fibre al posto delle ossa
Iniesta è stato “talmente unico da evocare Roger Federer per la sua eleganza e armonia e sicuramente anche perché è così naturale, come se giocasse senza fatica né sangue e non sudasse mai; tenero, bianco e pallido come lo vedi, perfino triste; più resistente di quanto si deduce dalla sua apparente delicatezza e fragilità; un atleta che ha fibre al posto delle ossa”.
“Iniesta è la sublimazione del centrocampista spagnolo, il miglior rappresentante dell’interno che ogni tifoso ha in testa, il calciatore che ha riscattato i centrocampisti in una squadra guidata proprio da centrocampisti come Luis Aragonés e Del Bosque. Iniesta si sentiva Messi nella Roja”.
“Intelligente e fantasioso, Andrés era un giocatore di strada che ha studiato al conservatorio della Masia per diventare un solista che improvvisava solo dalla teoria musicale, come i musicisti jazz, proprio come Messi o Lamine”.