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Inchiesta ultras, nelle intercettazioni la paura dei dipendenti Inter: «Questi ti vengono a prendere a casa»

Da Repubblica. «Non ci sentiamo sufficientemente tutelati dal club malgrado sia sempre informato». Un altro: «Mi sono reso conto tardi che questi sono pericolosi»

Inchiesta ultras, nelle intercettazioni la paura dei dipendenti Inter: «Questi ti vengono a prendere a casa»
Mg Udine 28/09/2024 - campionato di calcio serie A / Udinese-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: tifosi Inter

L’edizione odierna di Repubblica torna sull’inchiesta ultras e prova a spiegare perché i pm milanesi parlano di “sudditanza” dei club. Dei due club coinvolti, l’Inter sembra quella più inguaiata. Tuttavia le intercettazioni di alcuni dirigenti e dipendenti del club rendono chiaro il rapporto di “sudditanza”.

Il presupposto di fondo è il guadagno cercato e ottenuto con ogni mezzo da parte degli ultras. “Quello dei tifosi – scrive Repubblica – era un vero e proprio «accaparramento». Parola d’ordine: lucrare. Su tutto: biglietti, abbonamenti, parcheggi. Per far questo c’era una regola: «Tenere costantemente rapporti con figure societarie». Una «sudditanza obtorto collo». I personaggi dell’Inter «maggiormente coinvolti»  erano così il responsabile della sicurezza dello stadio; lo “Slo” e il suo vice (Supporters liaison officer), incaricati di tenere i rapporti con la tifoseria organizzata e le forze di polizia; il responsabile della sicurezza del club nerazzurro (nessuno di loro è indagato)“.

«Se non mi licenziano domani è già un miracolo»

Un chiaro esempio di rapporto forzato riguarda l’acquisto di un nuovo giocatore dell’Inter nel 2020. In quell’anno arriva Ashley Young, ma gli ultras non ne sanno nulla e vanno su tutte le furie. “Vittorio Boiocchi chiama uno di questi dirigenti: «Ascolta… ma che cazzo sta succedendo che noi non sappiamo come e quando arrivano i giocatori e non andiamo a prendere i calciatori». Risposta dell’uomo del club: «Eh in che senso non lo sapete, io non posso mica dirvelo quando arrivano giocatori (…). Mica posso dirti… a prescindere che non lo sapevo!». L’ultrà: «Adesso cambiamo tattica…adesso le cose ce le prendiamo con forza e poi vediamo cosa succede!». Sarà lo stesso dirigente, al telefono con un’altra persona, a esprimere incredulità per queste parole: «Mi ha detto quelle cose al telefono che se non mi licenziano domani è già un miracolo»”.

E ancora:

Un responsabile del club al telefono: «A parte rischiare il posto di lavoro, la gente rischia denunce penali (…). Stai tranquillo, non è che pagano Marotta (presidente dell’Inter, ndr) o gli altri (…). Pagano gli scemi come noi che prendono 2 mila euro al mese». Un altro ex responsabile dice: «Poi questi ti vengono a prendere a casa». Davanti agli investigatori, un altro dirigente confida: «Io e il mio collega non ci sentiamo sufficientemente tutelati dalla Società, la quale non ci fornisce alcun aiuto malgrado venga costantemente informata circa le situazioni che si verificano allo stadio (…). La fama che precede i personaggi che costituiscono il Direttivo (dei tifosi organizzati, ndr) mi ha condizionato, portandomi a commettere degli errori». La paura è anche per le ritorsioni della Curva durante le partite: lanci di monetine, cori, azioni violente. «Mi sono reso conto tardi che questi nuovi leader della Curva sono più pericolosi». Dunque si preferiva cedere biglietti per «renderli più controllabili», piuttosto che rischiare problemi di ordine pubblico“.

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