Al termine di Italia-Belgio (2-2): «Le conferme ci sono state tutte. Si è vista una squadra che sa stare bene in campo»
Luciano Spalletti, commissario tecnico della Nazionale, intervistato dalla Rai al termine di Italia-Belgio finita 2-2:
«Ci sono episodi che cambiano le partite. Dall’episodio, poi ci metti che prendi gol subito. A volte ci sono partite che vengono segnate non da quello che è calcio giocato, cose che vanno al di là delle tattiche. Noi avevamo la possibilità di giocarla bene, anche nel secondo tempo».
La reazione della squadra? Ma due gol su calcio piazzato:
«Io andrei su come abbiamo perso un paio di palloni. Loro hanno questa qualità, questi uno contro uno, calciatori di livello top. C’è da fare sempre dei raddoppi che costringono ad abbassarci. Non abbiamo concesso tantissime palle gol. Sotto l’aspetto del gioco non abbiamo sofferto tantissimo. Loro anche un po’ fortunati».
«Le conferme ci sono state tutte. Si è visto una squadra sa stare bene in campo, fare quello che aveva contraddistinto questi ragazzi nelle due partite precedenti. C’è da far vedere che eravamo capaci di pilotare le nostre possibilità dentro la partita».
L’Italia sembra dirompente, quasi come le frasi di Spalletti su Inzaghi. Poi, però, Pellegrini la tradisce
Sembrava la serata di Luciano Spalletti e della sua Nazionale. Primi quaranta minuti dirompenti, quasi al livello delle dichiarazioni del pomeriggio del ct su Inzaghi e gli ultras: «Se uno ti telefona e non lo conosci, è difficile poterci scambiare parole. Non conosco i loro rapporti precedenti. Rispondo a chi non conosco poi però so anche riagganciare». Parole che hanno scosso le solide basi del corporativismo calcistico e che hanno imbarazzato i media spesso attenti a non agitare troppo le acque del calcio italiano. Ma stavolta c’è poco da interpretare.
Al di là del giudizio che ciascuno può avere (non tutti hanno gradito l’attacco a un collega in difficoltà), sono state parole poco italiane e poco da commissario tecnico della Nazionale che da noi è una sorta di presidente della Repubblica. È come se Spalletti avesse stravolto il protocollo della banalità e del conformismo. Chissà se ci saranno reazioni o se tutto sarà lasciato cadere nel dimenticatoio.
La sua Italia sembra in linea con le dichiarazioni. Avvio da urlo. Gol al primo minuto con Cambiaso che appoggia in rete un’azione che è stata il tratto distintivo dei primi 45 minuti: in velocità con cambi di gioco. Come nell’azione del secondo gol, minuto 24. Una giocata da applausi con Dimarco che ha cambia gioco al buio, per Cambiaso che accorre da destra, si accentra, tira e Retegui appoggia in rete sulla respinta. È una mattanza. Non c’è partita. In Belgio cominciano a chiedersi se sia il caso di proseguire con Tedesco. Mentre l’Italia sfoggia calcio frizzante e fa sorgere qualche rimpianto per il pessimo Europeo che è stato. Tonali è sempre più rivitalizzato. Poi, però, il fattaccio.
Una brutta entrata di Pellegrini in mezzo al campo. Prima l’ammonizione, poi l’espulsione. L’Italia resta in dieci. Non solo. Subisce subito il gol del 2-1 su schema belga su punizione. Il sole non c’è più, le nuvole prendono il sopravvento. Ci attende un secondo tempo di sofferenza. E così è. Il Belgio pareggia, su azione da calcio d’angolo. Sembra anche poter usufruire di un rigore che per fortuna non viene assegnato. Ma anche l’Italia nel finale reclama per un rigore che non sembra esserci. Finisce 2-2.
La Nations League, in fondo, conta quasi zero. Restano i primi 40 minuti. Resta la sensazione di una Nazionale ritrovata.