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Velasco: «A me davano del lei quando andavo in questura per la cittadinanza, a quelli di colore davano del tu»

Al Festival dello Sport: «Il popolo italiano è fantastico, accogliente, però tanti non si rendono conto di cosa vuol dire essere straniero in un’altra terra»

Velasco: «A me davano del lei quando andavo in questura per la cittadinanza, a quelli di colore davano del tu»
Parigi (Francia) 11/08/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / volley / Italia-Usa / foto Image Sport nella foto: Julio Velasco

Altre lezione di vita di Julio Velasco che, intervenuto al Festival dello Sport di Trento, ha chiarito che cosa significa il termine integrazione. Il ct dell’Italia femminile di Volley è ovviamente interpellato il più delle volte su Paola Egonu, atleta di colere sempre al centro di alcune polemiche (spesso non per sua volontà). Alle Olimpiadi di Parigi Velasco, Egonu e tutte le ragazze dell’Italvolley hanno vinto un storico oro.

«A Parigi abbiamo vinto perché abbiamo giocato meglio degli altri. Questa è stata la cosa decisiva. Poi c’è la parte psicologica, il gruppo».

«A Paola Egonu – continua Velasco – ho detto che l’avrei difesa a morte sul tema dell’integrazione, ma che sul resto sarebbe stata come tutte le altre. So cosa vuol dire diventare un personaggio e molto spesso il personaggio ci rompe le scatole, ha vita propria ed è molto difficile rapportarsi con la gente perché c’è sempre lui di mezzo».

Velasco: «In Italia tanti non si rendono conto di cosa vuol dire essere straniero in un’altra terra»

Parlando sempre della Egonu dice:

«Questa ragazza, quando si parla di integrazione… Il popolo italiano è un popolo fantastico, accogliente, che ti fa stare bene. Però è un popolo che ha sempre migrato. L’immigrazione è recente quindi secondo me tanti non si rendono conto di cosa vuol dire essere straniero in un’altra terra. A me davano del lei quando a 33 anni andavo in questura qui in Italia per la cittadinanza, a quelli di colore davano del tu. E questo si nota. Queste ragazze hanno a volte delle reazioni o delle sensazioni, e sono in guardia, perché hanno vissuto tante cose da piccole e ora che sono famose non si possono permettere più niente».

Poi ancora qualche considerazione sull’impresa a Parigi 2024 cita Cruijff:
«Come diceva Johan Cruijff non c’è cosa più difficile di giocare semplice. Molte volte negli allenamenti ci sono poche battute e poche ricezioni. Quindi quello lo devo allenare molto, e così via. Come tante altre cose».

«L’allenatore è un buon attore, deve trasmettere qualcosa e deve scegliere cosa, a volte azzecchiamo la scelta a volte a no», ha proseguito spiegando la sua visione del ruolo del tecnico. «A un allenatore devono piacere le sua giocatrici, perché sono le sue. Come i figli. Se mi piacciono quelle degli altri, come succedere ad alcuni allenatori, è difficile che la squadra sia convinta e abbia autostima, abbia la forza di affrontare altre squadre che sono più forti sulla carta».

«Dobbiamo insegnare ai ragazzi che devono giocare liberi, non giocare guardando la reazione dell’allenatore», conclude Velasco. «Se succede vuol dire che nel processo educativo, lo penso anche per i figli, c’è qualcosa che non va. Dobbiamo educarli non difenderli al punto che dipendono da me. Io ho detto alle ragazze che voglio giocatrici autonome che sanno cosa fare, anche autonome da me».

«Maradona perfino con la cocaina è riuscito a giocare ad altissimi livelli»

Infine una battuta anche sul confronto Maradona-Messi:

«Meglio Maradona perché è della mia epoca e aveva una forza di viversi mostruosa e Messi ce l’ha però meno forte. Maradona, come tutti i grandi campioni, coi metodi di adesso, sarebbe il miglior. E poi è stato uno solo, perfino con la cocaina è riuscito a giocare ad altissimi livelli».

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