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Al Telegraph litigano per Tuchel: «Un ct straniero è un oltraggio», «ma che dogma autolesionista!»

In campo le grandi firme. Wallace: “La nazionalità è il punto del calcio per nazionali, sennò diventa come i club”. Brown: “È un insulto alla memoria di Eriksson”

Al Telegraph litigano per Tuchel: «Un ct straniero è un oltraggio», «ma che dogma autolesionista!»
Db Udine 29/07/2022 - amichevole / Udinese-Chelsea / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Thomas Tuchel

Tuchel ct dell’Inghilterra spacca la stampa inglese. Anzi spacca proprio i giornali. Il Telegraph per esempio pubblica due editoriali affidati alle sue firme più importanti: Sam Wallace e Oliver Brown. Sono due pezzi di segno totalmente opposto. Il primo scrive che un tecnico straniero sulla panchina inglese è quasi un oltraggio. Il secondo che è “un colpo di Stato”, ma di quelli buoni: “Tuchel è la scelta migliore. Scegliendo l’eccellenza rispetto alla discendenza, la Football Association ha preso un allenatore con il pedigree per gestire le complessità del lavoro“. I toni di Brown, leggerete, sono da stilettata personale.

Secondo Wallace “per preservare la sacralità del gioco internazionale, il ct dell’Inghilterra dovrebbe essere inglese. Altrimenti, semplicemente non è calcio internazionale. Suggerirlo attira l’ira di persone che sembrano non capire che il calcio internazionale è il piccolo angolo della nostra vita pubblica in cui la nazionalità conta. Non in modo spiacevole. In un modo innocuo e intrigante. La nazionalità è letteralmente il punto del calcio internazionale”.

“Ed è per questo, triste a dirsi, che Thomas Tuchel, un allenatore talentuoso, poliglotta e astuto, nato in Baviera, non dovrebbe essere il manager dell’Inghilterra”. “La Germania non prenderebbe mai in considerazione l’idea di nominare un inglese come capo della propria formidabile nazionale, e giustamente. Sanno istintivamente che ricoprire quel ruolo con un tedesco è un obbligo, non un’opzione”, scrive Wallace.

“Il gioco internazionale è tanto una misura delle carenze di un paese quanto dei suoi punti di forza. È ciò che rende i trionfi così piacevoli e i fallimenti così dolorosi. Rappresenta una piccola parte di tutti noi, per quanto alcuni possano protestare. Buttare soldi sui talenti stranieri riduce solo il calcio internazionale a una pallida imitazione del gioco di club. Ci sono poche associazioni nazionali con la ricchezza per fare lo stesso. Altri devono arrangiarsi con quello che hanno”.

Brown invece dice che questo è un “momento esaltante. Rappresenta il rifiuto del dogma ostinato e autolesionista secondo cui la discendenza del manager deve essere a tutti i costi anglosassone, e l’accettazione del fatto che una generazione luminosa di giocatori può raggiungere la sua massima fioritura solo sotto una figura che sa come ispirare sul palcoscenico più grandioso. È una vittoria, molto semplicemente, per l’eccellenza sulla discendenza”.

Tuchel “è la scelta giusta. Laddove l’autostima di Lee Carsley è precaria, Tuchel ha raggiunto un tale livello di comfort sulla sua pelle che è pronto a impegnarsi in una battaglia di strette di mano passive-aggressive con Antonio Conte. Questo da solo avrebbe dovuto far accelerare di nuovo il polso dei tifosi stanchi”.

“Urbano, spiritoso, cosmopolita, è ben equipaggiato per gestire le diaboliche complessità diplomatiche del lavoro in Inghilterra. Laddove Fabio Capello potrebbe essere distaccato e privo di fascino, Tuchel ha imparato – come si addice a qualcuno che un tempo faceva il modello a New York – come comandare un pubblico”.

E poi, conclude Brown, “nel 2024, nessuna morte sportiva ha scatenato un’ondata di entusiasmo come quella di Sven-Goran Eriksson. Una ragione fondamentale per questo è stato il ricordo dei tifosi inglesi di quanto abilmente avesse gestito la feroce opposizione iniziale all’essere il primo allenatore nato all’estero della squadra, neutralizzando la reazione con umorismo, grazia e qualche risultato entusiasmante. Denigrare Tuchel basandosi puramente sulla sua discendenza sarebbe un insulto alla memoria di Eriksson”.

A occhio Wallace e Brown hanno finito la discussione al pub, e forse si sono picchiati.

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