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Ora che vanno ad incassare milioni in Arabia i tennisti non si lamentano più che si gioca troppo? (Süddeutsche)

“L’esempio del golf ha mostrato cosa succede quando uno sport rifiuta di collaborare con l’Arabia Saudita”

Ora che vanno ad incassare milioni in Arabia i tennisti non si lamentano più che si gioca troppo? (Süddeutsche)
NEW YORK, NEW YORK - AUGUST 29: Carlos Alcaraz of Spain reacts after a point against Botic van De Zandschulp of the Netherlands during their Men's Singles Second Round match on Day Four of the 2024 US Open at USTA Billie Jean King National Tennis Center on August 29, 2024 in the Flushing neighborhood of the Queens borough of New York City. Luke Hales/Getty Images/AFP (Photo by Luke Hales / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

E dunque inizia così la “Stagione di Riyadh”, con i migliori (per varie ragioni) sei giocatori del mondo del tennis impegnati in un torneo d’esibizione che paga più di uno Slam. Djokovic e Nadal sono già semifinalisti. Nel turno precedente si sfidano, Sinner e Medvedev e Rune con Alcaraz. Ognuno riceve 1,5 milioni di dollari come quota di iscrizione, e il vincitore riceve in più altri sei milioni di dollari. E giustamente la Süddeutsche Zeitung si chiede (ma non solo il giornale tedesco): guarda un po’ ora non si lamentano più che si gioca troppo? (Sinner per fortuna no, non si è mai lamentato)

“La progettazione del calendario nel tennis è complicato almeno quanto in molti altri sport, le regole di base sono stabilite dall’Atp: i professionisti tra i primi 30 del ranking mondiale non possono competere in partite di esibizione nelle settimane in cui si tengono i tornei 500 e 1000”. Inoltre i giocatori non possono fare tornei d’esibizione che durano più di tre giorni, motivo per cui il Six Kings Slam ha introdotto un giorno di pausa, il venerdì.

“Una cosa è chiara – scrive la Sz – in Arabia Saudita non vogliono stravolgere l’Atp sul lungo periodo, tutt’al più vogliono metterla sotto pressione attirando a Riad i migliori giocatori, per cifre record. Ciò vuole dimostrare che il vero potere è dove vive il denaro, senza mettere in pericolo, ad esempio, i buoni rapporti con il boss dell’Atp Andrea Gaudenzi”.

“L’esempio del golf ha mostrato cosa succede quando uno sport rifiuta di collaborare con l’Arabia Saudita: il PIF ha investito nel proprio circuito appena fondato e ha portato al suo fianco i migliori giocatori per centinaia di milioni. Uno scenario che nel tennis potrebbe essere evitato se ai grandi finanzieri fosse dato un posto al tavolo. Il fatto che si debba accettare di dover lavorare con un paese che, nonostante tutti i suoi progetti di modernizzazione, continua a dover affrontare accuse di violazioni dei diritti umani è ovviamente trascurabile”.

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