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Fonseca si è rotto il fado: «a Firenze sconfitti perché senza cattiveria e non correvamo, altro che tattica»

Anche le persone per bene a un certo punto si rompono le cebollitas. Leao e Abraham in panchina, il tecnico sfodera liderança

Fonseca si è rotto il fado: «a Firenze sconfitti perché senza cattiveria e non correvamo, altro che tattica»
Db Milano 17/08/2024 - campionato di calcio serie A / Milan-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paulo Fonseca

Una statua a Fonseca, subito: «a Firenze sconfitti perché senza cattiveria e non correvamo, altro che tattica»

Fonseca si è rotto il fado. Di Leao. Di Theo Hernandez. Persino Abraham si è messo a fare il capuzziello a Firenze sottraendo il rigore a Pulisic (e sbagliandolo, come Theo).

La conferenza di ieri del portoghese è stata meravigliosa. Vi riportiamo due estratti tratti dal Corriere della Sera e da Repubblica.

Scrive il Corsera con Monica Colombo:

La misura è colma. Paulo Fonseca, dopo sette partite di campionato e un sesto posto a cinque lunghezze dalla vetta, ma anche dopo il cooling break dei ribelli a Roma, le sceneggiate sul dischetto a Firenze, la rotazione dei capitani, l’assenza assordante dei dirigenti durante la sosta, ha alzato la voce.

Oggi contro l’udinese, certamente non il migliore cliente che ci si possa aspettare, nella prima di sette sfide nell’arco di 22 giorni, l’allenatore si attende una inversione di tendenza. A livello di atteggiamento, prima che tecnica o tattica. «Parliamo tanto dei progressi che dobbiamo compiere. Ma a Firenze abbiamo perso perché non abbiamo avuto cattiveria e voglia di correre più degli avversari. Ci è mancata l’aggressività, altro che la tattica».

L’allenatore arrivato in estate, fra la delusione generale dei tifosi che sognavano Conte e De Zerbi, ha dovuto combattere molti pregiudizi. Di certo non ha paura di replicare a quanti gli imputano di non avere lo spogliatoio in mano. «Non sono un attore, non ho bisogno di dimostrare nulla all’esterno. Ciò che devo dire lo dico chiaramente nello spogliatoio» replica alzando la voce, mostrando un volto nuovo. La faccia di chi non intende concedere più sconti. «Il primo giorno dopo la sconfitta con la Fiorentina è stato buono perché non ho visto nessuno: quando sono arrabbiato preferisco evitare contatti».

Fonseca: «Non ostento la mia liderança, non sono un attore»

Poi Repubblica Con Enrico Currò:

«Io non chiudo gli occhi sui problemi, magari in altre squadre si sanno di più: li ho affrontati guardando tutti negli occhi. Non ostento la mia liderança, non sono un attore. Le cose le dico in faccia nello spogliatoio. Se abbiamo un problema, non me ne frega niente del nome del calciatore: mi confronto direttamente con la squadra o con i giocatori che hanno sbagliato».

Liderança sta ovviamente per leadership. Per il resto la traduzione dal fonsechese, miscellanea italo-lusitana scandita con passione, potrebbe postulare una nuova panchina per Leao. Il paradosso del paradosso, oltre alla falcidie dei capitani inaugurata da Calabria, è che il numero 10 del Milan, presso la stampa portoghese, senza troppi giri di parole si è appena dichiarato incompreso da chi parla la sua stessa lingua, cioè dal connazionale Fonseca, e ha invece esibito afflato col ct, lo spagnolo Martinez: «Quando gioco nel Portogallo, sento la fiducia del tecnico». Ergo: non la sente quando gioca nel Milan. Imperversa dunque il dibattito sulla questione: tenere fuori il migliore calciatore della rosa («il più forte dribblatore con cui io abbia mai giocato », per l’ex compagno Kessié) sarebbe un atto di puro autolesionismo o una mossa necessaria per scuoterlo, visto il precedente di Roma, quando Leao segnò il gol del pari?

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