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Ultras, Giletti: «A Milano anni di silenzio, tutti quelli che andavano in tribuna vip non si erano accorti di niente?»

A Tuttosport: «Dal sindaco fino alla giunta. La Juventus a Torino è stata coinvolta in un’inchiesta senza precedenti. A Milano dov’erano le autorità?»

Ultras, Giletti: «A Milano anni di silenzio, tutti quelli che andavano in tribuna vip non si erano accorti di niente?»
Mg Milano 26/10/2022 - Champions League / Inter-Viktoria Plzen / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: tifosi Inter

Il giornalista e conduttore tv Massimo Giletti ha rilasciato un’intervista a Tuttosport in cui ha parlato dell’inchiesta ultras che vede coinvolti Inter e Milan.

Giletti sull’inchiesta ultras: «La Juventus a Torino coinvolta in un’inchiesta senza precedenti, quando a Milano per anni è stato fatto scendere il silenzio»

Cosa l’ha maggiormente impressionata dell’inchiesta?

«L’intercettazione in cui Luigi Mendolicchio, personaggio influente nella ‘ndrangherta calabrese, afferma di voler conquistare la curva del Milan quando Luca Lucci è in carcere. Quell’intercettazione, in cui afferma che in curva Sud si possono fare soldi a palate, è relativa una sua visita ad altre figure della ‘ndrangherta di stanza nell’hinterland milanese, avvenuta nel 2018. La conversazione fu tempestivamente scoperta dal dottor Nicola Gratteri e la dottoressa Annamaria Frustaci, che inviarono il contenuto all’Antimafia di Milano. Come mai in tutti questi anni non si è indagato in merito? Partendo da questi fatti si risale all’uccisione del capo ultras rossonero Boiocchi e quello dell’Inter Bellocco».

Che idea si è fatto sul ruolo delle istituzioni nella vicenda?

«Il mio timore è che lo Stato consideri le curve degli stadi delle “zone franche”, lasciandole nelle mani della criminalità. In questo caso è servita la morte di una figura di spicco come Bellocco affinché lo Stato si sentisse obbligato a intervenire. Ma dove è finita quell’inchiesta del 2018? Ora servono risposte concrete».

Chi altro sarebbe potuto o dovuto intervenire, secondo lei, in questi anni?

«Penso alla sfera politica di Milano, dal sindaco fino alla giunta, figure abitualmente schierate in Tribuna Vip a San Siro. Possibile che non avessero idea di che cosa accadeva tutto intorno a loro? Ne sarei sinceramente stupito, come mi stupisce che all’improvviso i parcheggi intorno allo stadio siano tornati alla tariffa di 1,20 euro l’ora, quando prima l’esborso arrivava fino a 40 euro nell’indifferenza generale».

Cos’altro la stupisce di questa vicenda?

«L’intervista che ho confezionato con Enzo Anghinelli, ex narcotrafficante e ultras del Milan, mi ha lasciato sgomento. Nel 2019 è sopravvissuto a un agguato in cui un proiettile gli ha attraversato la testa: com’è possibile che siano serviti cinque anni per fare chiarezza sulla vicenda? E com’è possibile che sia stato lui a doverci spiegare che dietro l’episodio c’erano gli uomini inviati da Luca Lucci?».

Eppure esistono precedenti in cui indagini simili hanno portato a tutt’altri sviluppi, no?

«Questo è uno degli aspetti che più stridono dell’intera vicenda. Perché la Juventus, a Torino, è stata coinvolta in un’inchiesta senza precedenti, quando a Milano per anni è stato fatto scendere il silenzio anche di fronte a omicidi e a vicende che hanno coinvolto il gotha della criminalità organizzata?»

Ecco: perché?

«Non voglio pensare che esistano due pesi e due misure, anche se il sospetto sorge spontaneo. Ma questa vicenda, quantomeno, è dimostrazione plastica del fatto che esistano luoghi, come Torino, in cui vige una sistematica marcatura stretta sulla società Juventus, mentre altrove questo atteggiamento non si riscontra. Altrove si guarda e si ascolta, perché oggi ci sono immagini e intercettazioni, ma poi tutto finisce in un imbuto. Ora, per fortuna, a Milano opera un procuratore come dottor Marcello Viola, che ha già vissuto sulla propria pelle vicende di mafia e che sta andando a fondo. Ma cosa è successo tra il 2018 e il 2019?» 

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