I riflettori sono tutti su di lui. Il Di Lorenzo rinato. Buongiorno il Corazziere Sabaudo guerreggia fino all’ultimo centimetro. Neres non perde un pallone
Le pagelle di Napoli-Lecce 1-0, a cura di Fabrizio d’Esposito
MERET. Con il Napule pragmatico e tosto dell’Uomo Nuovo in panca – oggi contro la squadra della sua Betlemme – bisogna sempre attenersi alla realtà, come già con l’Empoli. E la realtà dice che il giovane Meret guarito ha fatto un solo paratone in 95’, su quella cabeza del Big Jim giallorosso, senza dimenticare la punizione sansoniana nel finale. Poi ci sono i brividi provati, in questa lunga vigilia di Ognissanti: una deviazione accidentale del Corazziere Sabaudo e due rilanci sbagliati uno dopo l’altro. Bentornato Meret – 6
DI LORENZO. Al solito gli azzurri si concentrano soprattutto a destra (pure con il vituperato Ngonge) e il Capitano rinato segna due volte. Il gol buono è il secondo, con un batti e ribatti caparbio e vincente. Il primo, invece, annullato per fuorigioco, mostra la bellezza (sì la bellezza) di cui è capace finanche il contismo: ricamo diagonale in kilt di Gilmour proprio per l’Eurocapitano, quindi tiro del vituperato Ngonge che viene respinto, infine la rete. Alla nona giornata Di Lorenzo ha segnato quanto Lukakone Nostro, e poteva pure raddoppiare all’82’. Non solo. Detto che Banda è sovente imprendibile, l’Eurocapitano si dimostra arcigno e decisivo in difesa almeno tre volte – 7
BUONGIORNO. Anche oggi la porta azzurra resta vergine e il Corazziere Sabaudo guerreggia fino all’ultimo centimetro, come quando sventa sulla linea una cabeza di Gaspar, subendo pure una spinta del citato Big Jim giallorosso – 6,5
RRAHMANI. Krstovic non fa danni ed è anche merito di Amir, che soffre non poco ma resta sempre in piedi – 6,5
OLIVERA. Lui, l’Eurocapitano e Scott il Rosso sono il manifesto della concretezza contiana. E Mati l’uruguagio scrive due capitoli essenziali della nona azzurra: il contrasto a Pierotti al 32’ e un anticipo in area al 40’ – 7
MCTOMINAY. C’è una definizione fin troppo usata ma che rende l’idea dell’importanza di Scott il Rosso: tuttocampista. Ebbene sì, l’abbiamo detto. Chiediamo scusa. Ma la partita dello scozzese è un capolavoro pragmatico, senza fronzoli. Dalla sua testa origina il gol dell’uno a zero. Indi, quando esce il connazionale Billy, è bravissimo nel finale a lucrare falli su falli davanti all’area amica. Che giocatore! – 7,5
GILMOUR. Il Lecce si serra a quadrupla mandata e gli tocca avanzare e testare (quasi sempre con successo) la sua fantasia, dal citato traversone per Di Lorenzo a una palla verticale per l’amico Scott al 32’ – 6,5
RASPADORI dal 71’. Sbaglia un paio di palloni nella terra di mezzo che rischiano di essere letali – 5
ANGUISSA. Il suo ovunquismo è vigoroso e volenteroso ma a volte lento quando sale sulla trequarti leccese. E gli errori non mancano – 6
NGONGE. Partita controversa la sua, anche perché l’assenza di Na-Politano, indiscusso idolo della tifoseria azzurra, fa partire i processi contro Cirillo già al decimo minuto. Un onesto fact checking ci dice che il vituperato Ngonge è l’unico azzurro periglioso nei primi 45’ con tre tiri. Allo stesso tempo lascia scorrazzare senza argini Banda. Il voto è tra il cinque e mezzo e il sei. E noi preferiamo la sufficienza – 6
POLITANO dal 57’. Suo il corner che porta all’uno a zero. Indi c’è il rigore netto negatogli dal disastroso Tremolada. Epperò un tiro di Krstovic origina da un suo errore tra leziosità ed eccesso di sicurezza – 6
LUKAKU. Nel primo tempo Lukakone Nostro è senza voto, anche perché non gli arriva mai una palla decente. Nella ripresa s’ingoia un gol al 55’ ma poi è prodigo di assist e finezze. Aspettiamolo, sta in rodaggio. Non facciamo drammi. Abbiamo vinto e siamo sempre primi – 6
FOLORUNSHO dall’84’. Si piazza sulle traiettorie giallorosse ma non riesce mai a intercettare un pallone che sia uno, né coi piedoni né con la testa – 5
NERES. Il brazileiro vanta un assist per la testa del solito Scott il Rosso. Il Napule è di destra e lui ovviamente paga dazio lì a sinistra. Per questo sovente si riversa al centro. Non è decisivo, certo, ma non spreca mai i palloni che gioca. In ogni caso, contro questo Lecce blindato, il suo colpo di genio risolutivo non c’è – 6
KVARATSKHELIA DAL 71’. Nulla da ricordare. Ma una sana competizione interna non può che fargli bene – senza voto
CONTE. Nel post-partita sale in cattedra e insegna calcio, ancora una volta. Prima lezione, che è anche una definizione: le partite sporche sono quelle che vinci quando stai sempre chiuso dietro o giochi male (modello Empoli). Ergo quella con il Lecce non è una partita sporca ché il Napule ha dominato. Vogliamo dire una partita brutta? Diciamolo pure, tanto a noi, quest’anno, della bellezza non ce ne fotte alcunché (giova ribadirlo). La seconda lezione è un motto buono anche le scuole di calcio: “Il gol può arrivare anche al 95’”. A volte è difficile avere la percezione della contemporaneità, ma Conte sta davvero rivoluzionando il modo di fare calcio del ventennio aureliano. Anche perché è manager ed allenatore e con la sua fama e la sua fame attira su di sé i riflettori di tutti, lasciando al duce rinsavito e silente il ruolo di comprimario e i primi piani tv in tribuna durante la partita – 8
ARBITRO TREMOLADA. Una partita pessima. Il rigore c’era, per dire – 3