Alla Gazzetta: «Se cresce la condizione di Lukaku, crescono anche le ambizioni del Napoli. La Roma è in una situazione paradossale, se mi chiamassero mi metterebbero in forte imbarazzo».
Il ct della Turchia Vincenzo Montella ha raccontato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport la sua nazionale e ha risposto anche ad alcune domande sui club di Serie A.
Montella: «Conte è quello che più sa cambiare il corso delle partite con le sue scelte»
Che partita è stata Inter-Juve?
«Un bellissimo spot per il calcio italiano, è inusuale da noi una gara di cartello giocata così a viso aperto. È stata vista in tutto il mondo, ha regalato gol, emozioni, rimonte, prodezze. Errori? Quando ci sono otto reti e tante azioni pericolose è chiaro che qualcosa le squadre hanno pure sbagliato, ma succede anche quando vediamo tanti gol in sfide di Premier, della Liga o di Champions. I tifosi si sono certamente divertiti. Poi capisco che ad Inzaghi certe disattenzioni non siano andate giù».
L’uomo del match è stato Yldiz, pilastro anche della sua nazionale…
Montella: «Sono molto contento per lui. Questa soddisfazione arriva al momento giusto. A soli 19 anni è diventato il più giovane a segnare una doppietta in una sfida tra Inter e Juve. Ha dato una risposta importante in fase realizzativa e nel gioco con i compagni. In Turchia si parla molto di lui e se lo merita».
Si aspettava un impatto così di Conte nel Napoli?
«Antonio ha una storia personale nota e importantissima. In pochi riescono come lui a dare subito la giusta mentalità, alzare l’asticella, creare gruppi granitici. Tra i tecnici, lui più di tutti sa cambiare il corso delle partite con le sue scelte».
Le prossime tre gare possono rappresentare il trampolino per lottare per lo scudetto?
Montella: «Al di là di queste partite, il Napoli lotterà con l’Inter fino alla fine. E non lo dico per mettergli pressione ma per fargli un complimento».
Ma serve il vero Lukaku…
«Se sta bene sposta gli equilibri. Se sale la sua condizione salgono pure le ambizioni del Napoli».
La “sua” Roma è in crisi profonda…
«Sta vivendo una situazione paradossale, al di là della brutta sconfitta di Firenze. Negli ultimi anni ogni volta che vedevo la Roma all’Olimpico mi sembrava di rivivere l’atmosfera dello scudetto del 2001. In pochi mesi si è sfaldato tutto: i tifosi contestano e non entrano allo stadio. Senza i tifosi della Roma, non c’è la Roma. Bisogna innanzitutto recuperare il rapporto con loro. Il romanismo non è una parola vuota. Chi ha vissuto la Roma, lo sa».
Cosa pensa dell’esonero di De Rossi?
«Mi è dispiaciuto perché Daniele è un amico ed è bravo. Ma non entro nel merito della scelta del club. Non sarebbe corretto da fuori».
E se la Roma la chiamasse in questo momento?
«Io sono molto felice di essere il ct della Turchia, ma mi metterebbe in forte imbarazzo. Come chiunque dovesse ricevere una chiamata da un club dove ha vissuto gran parte della sua carriera e ha lasciato un pezzo di cuore».
Numeri e record dicono che lei è già tra i grandi ct della Turchia. Eppure ogni partita è un’esame.
«È la vita del ct, ogni gara è una finale e hai poco tempo per prepararla. Tenere alta la concentrazione del gruppo durante un Europeo è facile, durante la stagione con i giocatori impegnati con i club tra campionato e Coppe, è più difficile. Ma finora la squadra mi ha dato solo risposte positive».