A Libero: «Mi chiedevano sempre come mai nel Veneto ci fosse un capocomico napoletano. Il cinema è a Napoli, sembra Hollywood, a Roma c’è solo l’amministrazione»
Lello Arena: «Al Teatro Stabile del Veneto ogni conferenza d’apertura non era un ambiente proprio accogliente»
Lello Arena intervistato da Libero a firma Daniele Priori.
Libero racconta l’occasione dell’intervista.
Per celebrare adeguatamente la memoria di Troisi, assieme al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è arrivata l’idea che è poi l’occasione stessa del nostro incontro con Lello. Si tratta di un nuovo progetto original di Rai Contenuti Digitali e Transmediali per RaiPlay. Non un talent ma qualcosa di più: un’accademia artistica dedicata ai giovani attori/autori, musicisti/cantanti, ballerini/artisti di strada, di cui Arena è ideatore, direttore artistico e docente di recitazione. Cioè è il titolo del programma. Acronimo di Centro Interdisciplinare Opportunità Espressive ma anche (o forse soprattutto) «l’intercalare tipico con cui Massimo Troisi spezzava le frasi» ci dice Lello Arena.
Il dialetto napoletano è stato sdoganato del tutto o pensa ci sia ancora pregiudizio?
Lello Arena: «Questa è una storia antica. La lingua napoletana ha sempre prodotto in tutto il mondo capolavori nel canto e nel teatro. Ci sono generazioni che giustamente hanno idolatrato Eduardo senza porsi il problema di come parlavano i personaggi. Per cui mi sembra un problema che ogni tanto viene riproposto per fare un po’ di colore».
E a lei nella sua carriera è mai capitato di essere discriminato in quanto napoletano?
Lello Arena: «Per tanti anni ho fatto il capocomico allo Stabile del Veneto, al Teatro Goldoni di Venezia. Ogni volta che facevamo la conferenza stampa d’apertura della stagione non era proprio un ambiente accogliente per me. C’era sempre qualcuno che chiedeva come mai nel Veneto ci fosse un capocomico napoletano. Al terzo anno che facevano la stessa domanda io risposi: finché i vostri gondolieri canteranno O sole mio sul Canal Grande, io potrò fare il capocomico allo Stabile del Veneto».
Lei continua a vivere nella sua città…
«Io vivo a Napoli ma sono felice di fare anche il pendolare. Faccio parte di quei ragazzi che sono approdati nella Roma di Nicolini, dove c’erano l’Estate Romana e un concerto a settimana. Adesso invece il cinema a Roma permane solo in chiave amministrativa e produttiva perché in realtà non si fa più. Napoli invece sembra Hollywood. È impossibile trovare slot liberi. Vengono a girare da tutto il mondo. E questo non può che essere un bene. Mai avrei pensato, in questa mia terza gioventù, che dovessi proprio a Napoli il rifiorire delle mie varie anime come artista».