Con altri interlocutori, Marotta avrebbe glissato. Lo scorso anno non replicò al Napoli, stavolta si è innervosito. Teme Antonio
Marotta soffre Conte e ha perso l’aplomb. In altre occasioni ha sempre detto: «Di arbitri non parlo»
Il Corriere dello Sport dedica l’apertura allo scontro a distanza tra Marotta e Conte con il presidente dell’Inter che due giorni dopo non resiste e replica all’invettiva del tecnico del Napoli. Tecnico che Marotta conosce benissimo: i due, come tutti sanno, hanno lavorato insieme prima alla Juventus e poi all’Inter.
Ecco cosa scrive il Corriere dello Sport in una lunga analisi di Massimiliano Gallo.
In politica si dice dettare l’agenda. È una caratteristica fondamentale nella comunicazione. La capacità di imporre un determinato tema all’attenzione dei media e quindi di tutti. Antonio Conte, domenica sera, ha impartito una lezione di comunicazione politica. Alla Mourinho. L’attacco all’uso del Var è stato ancor più potente perché Calhanoglu il rigore incriminato lo ha sbagliato. Il Napoli non ha perso. Ha pareggiato. Nessuno può imputargli la classica reazione dello sconfitto. È il passaggio che rende il suo discorso un attacco politico. Che ha raccolto consensi, per fare un esempio non proprio a caso, anche nella base juventina che da tanti anni aspetta un dirigente che esprima i concetti che ha espresso Conte, con il piglio e la grinta di Conte. Il suo “ma che significa?”, ripetuto 23 volte, ha lasciato il segno.
Marotta ha sempre evitato di parlare di arbitri (fino a ieri)
Siamo a mercoledì e il tema è più caldo che mai. Non solo. Il tecnico del Napoli ha raggiunto l’obiettivo principale: stanare il reale destinatario di quella performance (peraltro mai citato, nemmeno di striscio). Costringerlo a uscire allo scoperto. Parliamo, ovviamente, di Beppe Marotta che oggi incarna l’Inter. Ieri non si è sottratto ai microfoni. E lo ha fatto mostrando, per la prima volta da qualche anno a questa parte, un sottile fastidio, una minima eppure percettibile agitazione, ai confini del nervosismo. Qualcuno, con un linguaggio più rozzo del nostro, direbbe che è caduto nella trappola.
(…) In altri tempi, in altre situazioni, con altri interlocutori, Marotta avrebbe glissato con quel sorriso che da sempre si affaccia sul volto del potere. Se la sarebbe cavata con frasi del tipo «non entro mai nel merito delle decisioni arbitrali». Che, guarda caso, fu proprio quel che disse la scorsa stagione dopo la vittoria dell’Inter a Napoli 3-0 e la protesta ufficiale del club di De Laurentiis. Così come mostrò il suo solito aplomb dopo il 2-1 dell’Inter al Verona e la contestatissima gomitata di Bastoni a Duda: «Sono nel calcio da più di 40 anni e ogni anno si parla di favori per questa o quella società. Si fa polemica anche col Var. Fa parte del gioco».