L’assenza dei Viking, ufficialmente dovuta a problemi sugli striscioni, sarebbe da ricondurre alla nuova tensione tra il club e la tifoserie organizzata dopo l’inchiesta della Procura di Torino.
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Un articolo sullo Juventus Stadium, sui seggiolini vuoti nei settori del tifo organizzato. La Gazzetta dello Sport parte da qui per raccontare quello che sta succedendo all’interno dei gruppi ultras bianconeri. C’entra, ovviamente, l’inchiesta condotta dalla Procura di Torino sui presunti rapporti tra ila Juve e la criminalità, anche quella organizzata come la tifoseria.
E allora, ecco che un’assenza diventa pesante: al gol di Cuadrado, chi ha fatto caso allo spicchio di curva vuota dietro la porta di Handanovic? Ecco, erano i Viking, ufficialmente assenti per problemi relativi agli striscioni. Per la rosea, però, questa motivazione non basta: «Ma pure un potente messaggio trasversale: la pace della curva, su cui si è retto il nuovo impianto, ormai traballa sotto i colpi delle ultime inchieste dei pm di Torino. «Alto Piemonte», una maxi-indagine sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Torinese, ha svelato l’interesse di clan nel bagarinaggio. Nessun dipendente Juve è indagato, ma l’effetto è il taglio del cordone ombelicale tra ultrà e club».
Il comunicato della Juventus
Il perché dello spazio vuoto è stato “rivelato” all’interno di una nota firmata dal del delegato alla sicurezza dell’impianto Juve, Marco Patania: «La Questura di Torino ha revocato il nulla osta per il 2016-17 all’esposizione di striscioni e bandiere permanente in relazione a episodi e comportamenti tnuti dagli appartenenti al gruppo». Il riferimento a un coro antisemita intonato durante il match col Bologna. Una cosa non proprio nuovissima, era avvenuto già in passato.
Sempre secondo la Gazzetta, la collaborazione della Juventus alle parti dell’inchiesta e l’aumento dei controlli ai tornelli, con un giro di vite sui cambi nominativi dei biglietti, avrebbero indispettito la tifoseria. «Così, in polizia nessuno si stupisce della protesta plateale: a certi tifosi (non solo i Viking), abituati ad altro trattamento, il nuovo andazzo non piace».
Come in un gangster movie
Il resto dell’articolo racconta le dinamiche interne a una curva che rassomiglia di più a una cosca mafiosa. Secondo un rapporto Digos citato dalla Gazzetta, «”la costruzione del nuovo stadio creava ingenti prospettive di guadagno (oltre ai biglietti, i parcheggi, la sicurezza e/o gli spazi nel nuovo centro commerciale)”. Allora, i tre gruppi organizzati, che nel vecchio Olimpico occupavano la Nord (Viking, Nucleo 1985 e Tradizione Bianconera), furono “costretti” a trasferirsi nella Sud dello Stadium. E a «convivere» col gruppo più numeroso e agguerrito, i Drughi, riportati in auge da Dino Mocciola».
Proprio in questo tipo di situazione, si inserì Dominello. Che, in pratica, fece da “mediatore” tra le turbolenze della curva e la società bianconera. La Digos, in relazione a Dominello, avrebbe scritto anche di «un rapporto d’amicizia con Antonio Conte». Il gruppo di Dominello, I Gobbi, sarebbe stato creato ad hoc per sfruttare queste turbolenze. E per gestire la vendita dei biglietti dopo un «compromesso» con lo stesso club.
I pm all’Antimafia
La Gazzetta dedica un’intera pagina al caso Juve-‘ndrangheta. Nel taglio basso, si parla dell’audizione («a sorpresa, ma attesa») dei pm di Torino alla Commissione Antimafia. Leggiamo: «I parlamentari hanno deciso di accendere un faro sul calcio e Marco Di Lello (Pd), il presidente del comitato «mafia e manifestazioni sportive», ha già detto di voler convocare alcuni dirigenti Juve, nessuno indagato in sede penale».
Il personaggio chiave è sempre Rocco Dominello. Che, con il suo gruppo, come scritto sopra, avrebbe creato il suo gruppo per «rivendere a prezzi maggiorati gli abbonamenti legalmente venduti dalla Juve. Un vero “compromesso”: pace sociale e zero conflitti allo Stadium in cambio di facili guadagni».
Il punto dell’inchiesta è tutto lì. Anche perché ci sarebbero i contatti diretti di Dominello con l’ambiente Juventus. Ovvero con il security manager Alessandro D’Angelo e il responsabile della biglietteria Stefano Merulla. I contatti sarebbero stati creati grazie all’ex ultrà Fabio Germani, anche lui indagato. Si parla anche di incontri con Agnelli, e per questo la Commissione vorrebbe sentire anche il presidente.
Cosa rischia la Juventus
L’ultimo paragrafo dell’articolo Gazzetta riguarda le possibili conseguenze per il club bianconero. Che non ha nessun dipendente indagato e quindi è al riparo dal punto di vista penale. La giustizia sportiva, però, potrebbe contestare la violazione dell’articolo 12 in merito ai rapporti tra società e tifoseria organizzata. La massima sanzione è un’ammenda da 50mila euro. Più il deferimento di qualche dirigente.