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Libero fa sapere che Adani si è incazzato per le critiche ricevute e scrive di messaggini poco garbati

Il quotidiano però non pubblica i messaggi privati (Feltri lo avrebbe fatto), scrive di epiteti poco affettuosi, Adani li ha definiti giornalaccio

Libero fa sapere che Adani si è incazzato per le critiche ricevute e scrive di messaggini poco garbati
Db Milano 28/06/2022 - presentazione palinsesto Rai stagione 2022-2023 / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Daniele Adani

Libero fa sapere che Adani si è incazzato per le critiche ricevute e scrive di messaggini poco garbati

Ieri Libero ha pubblicato un articolo in cui ha mostrato di non gradire il modo di fare telecronache di Daniele Adani. Oggi il quotidiano fa sapere che il telecronista (ex calciatore) non l’ha presa bene, ha scritto messaggini poco garbati al giornalista Claudio Savelli (l’estensore dell’articolo) ma non ha pubblicato i messaggini. Aggiungiamo che Feltri lo avrebbe fatto, ci avrebbe riempito la prima pagina dei messaggi di Adani. Ma Feltri ora è al Giornale e tant’è.

Ecco cosa scrive Libero oggi con Andrea Tempestini

Tarda mattinata di ieri, 11,45 circa, nebbia fitta e (finalmente!) freddo becco a Milano, prima riunione di redazione del sabato, e per ragioni misteriose (forse perché è sabato e di sabato è tutto più leggero) la riunione del sabato mattina è spesso divertente e divertita.

A rendere il contesto ancor più ilare ecco irrompere le osservazioni mosse da Adani a Savelli: il sunto è che non aveva gradito il pezzo e lo aveva fatto sapere all’estensore con alcuni messaggini per certo non contraddistinti dal garbo con cui il collega faceva sapere di non aver gradito il commento di Belgio-Italia. In riunione abbiamo parlato della residuale vicenda, ci siamo figurati mister «viva el futbol» incazzato nero e quella proiezione ci ha fatto ridere di gusto. Suvvia Lele, «viva el futbol» e «viva la libertad». E invece no.

I messaggini resteranno privati nella forma, giusto così, ma per onor di cronaca – alla fine è il nostro mestiere – ci permetteremo qualche incursione nella sostanza degli stessi: Libero è un giornalaccio (lo avevo già sentito, dunque evviva), qualche epiteto non poi così affabile, suggerimenti su cosa scrivere in un futuro prossimo sul nostro giornalaccio, altri epiteti ancor meno affettuosi. Poi, oh, vero: Italia-Belgio ha registrato ascolti grandiosi su Rai 1. Meglio anche di Sinner in onda su Rai 2! E magari gran parte del merito è proprio di Lele Adani, della sua «revolución», del verbo sparviero che si abbatte sul sepolcro imbiancato di Viale Mazzini, lo scuote, lo ripulisce, rimodella e rilancia. 

A Libero non piace la telecronaca adaniana di Adani: la definisce tele-decadenza (l’articolo in questione)

Claudio Savelli su Libero critica la telecronaca di Lele Adani in occasione di Belgio-Italia, partita di Nations League vinta 1-0 dagli Azzurri. Savelli parla di “urla & ego”, di “tele-decadenza”. Legittimo, per certi versi anche condivisibile, certo è strano che a dare lezioni di stile sia il quotidiano che fu di Vittorio Feltri.

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Adani a volte è così entusiasta che dimentica di essere in cronaca

Savelli titola: “Urla & ego: Adani simbolo della tele-decadenza“; poi continua:

Lele porta nel mondo asettico delle telecronache Rai nel calcio la sua passione pura, e per questo funziona. Però a volte, molto semplicemente, è così entusiasta che dimentica di essere in cronaca. È giusto essere coerenti con sé stessi e non avere sovrastrutture, ma bisogna anche rendersi conto del contesto in cui si opera: in un canale tematizzato per i tifosi si può anche urlare, sull’unico che trasmette la partita al pubblico più generalista in assoluto, essendo quello della Nazionale, ecco, no. Adani è lì per un commento “tecnico”, non per un rinforzo folkloristico.

E il paradosso è che la sua missione per cui è stato ingaggiato in teoria è esattamente quella: raccontare la parte tecnico-tattica del calcio contemporaneo a un pubblico che magari non la mastica, dato che è quello della Rai. Però per raccontare quella parte ci vogliono lucidità, un tono di voce rassicurante e il massimo rispetto della competenza del pubblico. È come se Adani entrasse a gamba tesa nella cronaca per evidenziare che lui ha capito quel che sta succedendo – nel caso del Belgio, che l’Italia stava giocando divinamente – mentre tante persone non se ne accorgono. L’urlare “CAAAALCIOOOOO!” mentre gli azzurri costruiscono una buona azione sembra un modo per dire che ha visto del buon calcio in quella azione prima degli altri.

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