Intervista al Fatto: «Non so quanto la sua morte abbia misteri. Ricordo un viaggio aereo, litigai con tutti, si scoprì che era pieno di camorristi ricercati»
Antonello Venditti intervistato dal Fatto quotidiano, a firma Andrea Scanzi.
Ecco qualche estratto:
Rino Gaetano.
Una ferita non rimarginabile. Rino era quello che più di tutti noi andava tutelato. E invece l’incontro con una persona lo ha aiutato musicalmente, ma ha devastato la sua vita. Nel suo ultimo periodo non riuscivo più a capirlo, con Mogol non c’entrava nulla. E il successo a Sanremo ha acuito le sue insicurezze. Non farmi aggiungere altro, non voglio riaprire polemiche. All’obitorio c’ero anch’io quando riconoscemmo il cadavere. Stava dentro una sacca nera, neanche fosse spazzatura. Fu terribile (si commuove,
nda).
Com’era la Roma dei Settanta?
Viva e vorace di cultura. La notte ci trovavamo al Comparone, un ristorante romano che non chiudeva mai. C’era il tavolo degli attori con Mastroianni, quello dei pittori. E poi quello dei cantanti: io, Dalla, Ron, Zero, De Gregori, a volte Baglioni. A questi tavoli si aggiungevano tranquillamente i “proletari”. Non c’erano differenze di classe e tutto era possibile. Nel 1982 era già finito tutto. Lo canto in Eleonora, una ragazza di periferia che si ritrova nuda sul divano a tirare cocaina in mezzo a quei salotti romani “de sinistra” che non frequento mai.
Venditti e quel viaggio aereo in cui rischiò il linciaggio
Hai conosciuto anche Pasolini.
Un grande intellettuale, ma su Valle Giulia osservava la vicenda da troppo lontano, pretendendo pure di conoscerla. Cosa cazzo aveva di “proletario” la Celere che ci manganellava? Glielo dicevo e si litigava. Non so poi quanto la sua morte, tragica e tremenda, abbia misteri: Pasolini era un immenso intellettuale che frequentava ambienti degradati col macchinone, convinto di poter avere tutto coi soldi e con la fama, e purtroppo un brutto giorno la situazione è sfuggita di mano.
Sei una miniera di aneddoti.
Una volta salgo su un aereo e vedo che ci sono un sacco di personaggi equivoci. Una signora mi aveva rubato il posto, la faccio allontanare. Si incazzano tutti. Io mi alzo e teatralmente, da romanaccio, dico una cosa tipo: “Signori, se me lo volete ciucciare potete farlo ora o all’atterraggio”. Ho rischiato il linciaggio. Poi siamo atterrati a Roma. C’era la polizia, ha arrestato mezzo aereo: quel volo era pieno di camorristi ricercati.