Il presidente della Figc è accusato di autoriciclaggio nell’inchiesta nata da un’attività non autorizzata di Pasquale Striano il quale riceveva da Floridi, ex collaboratore di Gravina, queste istruzioni.
Il presidente della Figc è ndagato formalmente per appropriazione indebita e autoriciclaggio per una nodosa vicenda nata da uno dei leak del caso “dossieraggio”. Secondo la procura di Roma, Gravina potrebbe essere responsabile di un giro di denaro poco chiaro. L’ipotesi di reato è di riciclaggio e appropriazione indebita.
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Il tribunale del Riesame ha però respinto l’istanza di sequestro da 140.000, considerando che le finanza di Gravina siano stabili e non vi sia urgenza di sequestro dei beni. Questo però non significa che non siano state ritenute attendibili le testimonianze contro il presidente della Figc e le accuse.
Come riporta Repubblica oggi
“La difesa respinge questa visione e ricorda che l’inchiesta è nata da un’attività non autorizzata di Pasquale Striano, il finanziere della Dna che accedeva abusivamente alle banche dati dell’Antimafia. Avrebbe iniziato a indagare dopo essersi incontrato con «persone vicine a Claudio Lotito, il quale aveva avuto ragioni di contrasto con Gravina», si legge negli atti. Tra quelle persone c’era Emanuele Floridi, ex collaboratore di Gravina, che a Striano inoltrava messaggi ricevuti da una terza persona: «Gravina va asfaltato», era l’ordine di scuderia. Anche su questo si indaga: Chi è che voleva «asfaltare» Gravina?”