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Casarin e i rigorini: “Chi sta al Var, deve ragionare da arbitro non da divanista”

L’ex arbitro al Corsera: “Deve essere un moviolista ma con la mentalità dell’arbitro, altrimenti finirà per danneggiare il direttore di gara”

Casarin e i rigorini: “Chi sta al Var, deve ragionare da arbitro non da divanista”
Db Milano 28/02/2024 - campionato di calcio serie A / Inter-Atalanta / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tabellone var

L’ex arbitro Paolo Casarin, sulle pagine del Corriere della Sera, ha parlato degli arbitraggi in Italia. I numeri sono chiari, i direttori di gara fischiano molto poco, meno di 20 falli a partita a metà campo. Tutto si decide nelle aree di rigore con i rigori.

“Fino al 2015 erano pochi e seri poi con una nuova regola sono diventati poco… seri”.

Prima fu eliminata l’volontarietà del tocco di mani.

“Importante che fossero tanti i rigori. Rigori per tutti. È più facile arbitrare quando si può fischiare tanto e con il consenso popolare. Sembra tutto giusto”.

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Poi arrivò il momento di stringere la cinghia dei rigori per adeguarsi agli altri Paesi europei. Oggi i direttori di gara cercano di applicare al meglio il protocollo selezionando i falli e trascurando i contatti minori.

In questo l’introduzione del Var ha aiutato, ma Casarin avverte che se non verrà rivisto il comportamento di alcuni varisti, potrebbe finire per danneggiare l’arbitro.

“Talvolta i varisti, che non hanno potuto accumulare esperienze ampie di arbitraggio sul campo, sembrano ricercare e scoprire dal monitor situazioni alternative finendo per raccomandare all’arbitro i giudizi da divano. Dimenticano che il varista deve restare arbitro in ogni situazione, deve solo osservare le fasi di gioco che gli vengono proposte dalla tecnologia, come fosse un moviolista, per poter immediatamente ritornare al giudizio concreto di un arbitro autonomo e operativo sul campo. Una capacità rara ma fondamentale per poter aiutare il collega arbitro. Se questo comportamento non si applicherà la Var potrebbe danneggiare l’arbitro in quanto finirebbe per apparire sostitutiva. O, più realisticamente, sarà la tecnologia a cancellare entrambi”.

 

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