Dalle intercettazioni: «Sicuro avrò il mandato lì pronto. E vabbé me ne fotto, mica prendo l’ergastolo: esco e faccio stragi»
Continuano le indagini della Procura di Milano e della Direzione distrettuale antimafia per far luce sul giro di affari nato dall’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nelle curve di Milan e Inter. Il Corriere della Sera oggi fa luce sulla triplice vita di uno dei protagonisti Luca Lucci, capo della Curva Sud del Milan e fra gli arrestati nel corso del blitz contro il tifo organizzato milanese.
Dalle intercettazioni criptate emerge conduceva di fatto una triplice vita, divisa tra narcotrafficante, capo della Curva Sud del Milan e imprenditore con alcuni rapper nella catena Italian ink di barberie e tatuaggi.
Leggi anche: Fedez a Lucci: «Sei un patatone, pensano che sei un criminale e in realtà sei più intelligente…»
«Sicuro avrò il mandato lì pronto. E vabbé me ne fotto, mica prendo l’ergastolo: esco e faccio stragi» Scriveva ai suoi fedelissimi prima dell’arresto il 30 settembre.
Dalle ultime indagini Lucci è stato identificato come uno dei maggiori trafficanti di hashish su piazza.
«Nel cervello ho solo la guerra», scriveva nelle chat con il suo fidato Rosario Calabria, legato alle cosche di Platì così come Antonio Rosario Trimboli, altro narcos ultrà rossonero. I «pretoriani calabresi» di Lucci che progettava di prendere le piazze di spaccio di «Prealpi e Comasina» e di farlo con le armi: «Vedrai cosa combineremo a Milano. Io ridoma ho la rabbia dentro, tutti pagheranno».
L’ex capo ultrà si vantava di usare «12 camion, 6 con doppio fondo» per trasportare la droga. Gli investigatori, coordinati dal pm Gianluca Prisco, hanno quantificato in oltre 2,7 milioni di euro in meno di sei mesi (tra settembre 2020 e marzo 2021) il fatturato di Lucci.