Un coach emergente come Romondino ha rifiutato la panchina, squadra affidata a Giorgio Valli che ricorda Mazzarri. I disastri della società
Napoli Basket, il pericolo non è la retrocessione ma perdere il basket per l’ennesima volta
I record, si sa, sono fatti per essere battuti. Ma ci sono alcuni record che al massimo possono essere eguagliati. Potrebbe succedere, non lo so auspica, al Napoli Basket. E se un anno sei Steven Bradbury, l’anno dopo puoi diventare come l’Irge Desio 1989-1990, che chiuse il campionato con zero vittorie e trenta sconfitte.
Chi proverà ad evitare quest’ignominia è Giorgio Valli, nuovo head coach del Napoli Basket, che sostituisce Igor Milicic. Incredibilmente, ma nemmeno tanto, continuano ad esserci tantissimi punti di contatto tra questa stagione del Napoli Basket e la dolorosa stagione post-scudetto del Napoli di De Laurentiis. Certamente parliamo di solidità diversa, ma anche di bacini d’interesse completamente diversi. Ma incassare il rifiuto di un coach emergente come Marco Romondino, ripiegando su un allenatore fuori dal basket che conta da oltre un lustro (come lo era Mazzarri lo scorso anno) da l’esatta dimensione di quanta speranza di salvare la categoria abbia la società. Molto probabilmente si è ripiegato su un allenatore da tempo fuori dal giro, per avere ancora qualche euro da investire sul mercato, cercando un’impresa davvero disperata. Otto sconfitte su otto sono un trend che è quasi impossibile da invertire. La quota salvezza è fissata a 12 vittorie, a ventiquattro punti. Mancano ventidue giornate. insomma dallo zero al cinquantaquattro percento, sarebbe un miracolo da cento punti.
Napoli Basket, errori dirigenziali a catena
Milicic ha pagato per tutti. Ed è giusto cosi. Sono le regole del gioco. La società nella persona di Pedro Llompart aveva dato carta bianca al tecnico croato. Mandando a casa Cesare Pancotto (ricontattato in queste ultime ore, ha staccato il telefono), affiancando Milicic con il suo secondo della nazionale polacca. Assecondandone ogni scelta suicida. Ma è quantomeno strano che in queste ore il direttore sportivo, autore dell’attuale disastro, sia completamente scomparso dai radar. A parità di budget, e senza un main sponsor le cui responsabilità sono da attribuire a Della Salda, l’attuale roster è composto solo da scommesse perse. Perdere Sokolovsky per pochi euro, strapagando Pangos dai compaesani (di Llompart) del Valencia è una mossa perdente solo per Napoli. Invogliare tutti i reduci della scorsa stagione, mantenendo solo Mabor, Saccoccia e De Nicolao, a lasciare Napoli per soluzioni uguali o minori non è stato certo un buon biglietto di presentazione della nuova stagione. Ovunque ma non con quello (Milicic) tentiamo di sintetizzare.
Il pericolo vero non è certo la retrocessione alle porte. Il pericolo vero per Napoli è perdere il basket per l’ennesima volta. Sotto due dita, anche tre, di polvere i ricordi gloriosi del Napoli di De Piano. Il Napoli di Maione, sparito per eccessiva boria. La Partenope di Montella durata una sola stagione. Il catastrofico Papalia. Il passeggero Azzurro Napoli Basket. Tutto sempre troppo fragile. Tutto sempre troppo precario. A cominciare dal Palasport. Il basket a Napoli rappresenta in maniera plastica la precarietà cittadina. Oggi c’è. Domani chissà.