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Gila: «Baroni mi ricorda Ancelotti. Con Sarri ho avuto bisogno dello psicologo ma sono maturato»

A Repubblica: «Ci sono tecnici che dicono subito “qui comando io”, Baroni è diverso. Con Sarri mi ero intristito ma aveva le sue ragioni»

Gila: «Baroni mi ricorda Ancelotti. Con Sarri ho avuto bisogno dello psicologo ma sono maturato»
Lazio’s Spanish defender #34 Mario Gila (L) fights for the ball with Juventus’ Serbian forward #09 Dusan Vlahovic during the Italian Serie A football match between Juventus and Lazio, at the Allianz Stadium, in Turin on October 19, 2024. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

Gila: «Baroni mi ricorda Ancelotti. Con Sarri ho avuto bisogno dello psicologo ma sono maturato»

Mario Gila è il difensore più forte per rendimento della sorprendente Lazio seconda in A e prima in Europa League. È nato a Barcellona, ha giocato nel Real Madrid e ogni volta che parla della Spagna, nel suo italiano fluente, gli brillano gli occhi.

A 21 anni Ancelotti l’ha fatta debuttare nel Real.
«Il suo calcio è semplice, i difensori difendono e gli attaccanti devono fare gol. In più Ancelotti ha la capacità di creare amore all’interno del gruppo, hai un amico in più nello spogliatoio. E in questo oggi Baroni me lo ricorda molto».

Cos’ha Baroni di speciale?
«L’umiltà. Ci sono tecnici che dicono subito “qui comando io” e si comportano di conseguenza. Lui è diverso, ti vuole bene, coinvolge tutti, comprende le necessità di ciascuno di noi. Ecco perché nella Lazio chi entra dà sempre il 100%».

È riuscito a dormire dopo l’autogol contro la Juve?
«Sì, sono cose che possono succedere. Però ringrazio i tifosi della Lazio, il loro sostegno dopo quell’episodio è stato decisivo».

Con Sarri, due stagioni fa, lei ha vissuto un momento difficile.
«Non ho giocato per più di un anno, non mi dava fiducia. All’inizio l’ho presa male, ero arrivato alla Lazio con tante aspettative ed è stata dura, mi ero intristito, mi sentivo in un tunnel. In quel periodo ho avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo, è stato fondamentale, mi ha insegnato a vedere le cose in modo positivo. Sarri aveva le sue ragioni, non ero un top e dovevo crescere, ora lo ringrazio perché mi ha insegnato tanto a livello tattico. Sono maturato parecchio da allora».

Però De La Fuente, il ct della Spagna, continua a trascurarla.
«Giocare con la Spagna resta un mio obiettivo. Aspetto una chiamata, spero che prima o poi arrivi. Ma vedo il positivo, come nel caso di Sarri (sorride, ndr ):significa che devo migliorare ancora, lavoro ogni giorno per diventare più forte».

La Spagna nel cuore, il dramma di Valencia negli occhi.
«Quello che è successo è stato un dramma per tutti noi spagnoli, lo porteremo dentro di noi per sempre. Nel momento più buio, io ero a Como con la Lazio: avevo preparato una maglietta con una dedica, l’avrei mostrata se avessi segnato. Ma il popolo salva il popolo, io credo in questo concetto e sono convinto che a Valencia andrà così». 

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