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Mancini: «Ho sbagliato a lasciare la Nazionale, non è bello allenare quando la fiducia in te vacilla»

Intervista al Giornale: «I soldi sauditi non sono stati determinanti, se Gravina e io ci fossimo parlati con chiarezza. Sogno di vincere i Mondiali»

Mancini: «Ho sbagliato a lasciare la Nazionale, non è bello allenare quando la fiducia in te vacilla»
Saudi Arabia's Italian coach Roberto Mancini looks on during the 2026 FIFA World Cup AFC qualifiers football match between Saudi Arabia and Jordan at al-Awwal Stadium in Riyadh on June 11, 2024. (Photo by Fayez NURELDINE / AFP)

Roberto Mancini intervistato dal Giornale a firma Hoara Borselli.

Come sono stati quei cinque anni in Nazionale?
«Meravigliosi. Qualche difficoltà all’inizio, per poi inanellare una serie di vittorie e record di cui vado orgoglioso».

Si riferisce a Wembley?
«Riportare l’Italia dopo cinquant’anni anni sul tetto d’Europa è stata un’emozione indescrivibile».

E la mancata qualificazione ai Mondiali?
«Una ferita che brucia ancora. Un conto in sospeso con i tifosi».

Poi qualcosa si è rotto e come un fulmine a ciel sereno esce la notizia che lei ha deciso di lasciare la panchina della Nazionale.
«Dobbiamo parlarne per forza?».

Beh, forse i tifosi italiani meritano qualche risposta…
«Come le dissi in un’altra intervista, quel saldo rapporto di fiducia che avevo con la Federazione si era reciprocamente incrinato».

Mi permette di dirle che non credo a questa versione?
«Mettiamola così. Se potessi tornare indietro affronterei tutto in modo diverso».

In che senso?
«Se io e il presidente Gravina ci fossimo parlati, spiegati, chiariti, probabilmente le cose non sarebbero andate così».

Solo mancanza di dialogo? Non mi convince ancora…
«Allenare sentendo che la fiducia sulla tua persona vacilla, mi creda, non è una bella sensazione. Non ti garantisce di poter lavorare con la giusta serenità. Nonostante ciò mi rimprovero di non aver affrontato il tutto con più chiarezza».

Mancini e il rapporto con Gravina

Con Gravina intende?
«Sì, fra noi c’è sempre stato un rapporto basato su una grande stima e dialogo. E la volta che forse era necessario parlare con chiarezza, non è stato fatto».

Sarà. Ma io, come molti tifosi, penso che la proposta economica araba abbia fatto la differenza. Sbaglio?
«Non nego che, per un allenatore, la proposta di una cifra così alta – anche se inferiore a quella raccontata dai giornali, eh -, ti metta in
crisi. Però non è stata determinante. Ha inciso, ma non è stato solo per quello che ho lasciato la panchina della Nazionale».

Rifarebbe quella scelta?
«No, non la rifarei».

Lo dice solo perché le cose da ct della nazionale araba non sono andate come sperava?
«No».

Allora perché?
«Le capita mai di pentirsi per una scelta sbagliata? Ecco, lasciare la Nazionale italiana è stata una scelta sbagliata che non rifarei».

Com’è stata la sua esperienza in Arabia?
«Personalmente, nonostante le cose non siano andate come avrei sperato, sono soddisfatto. Ho lavorato bene con il gruppo. I ragazzi
mi hanno seguito e credo di avere lasciato loro buone basi su cui costruire qualcosa di positivo».

Che regalo vorrebbe farsi?
«Alzare la Coppa del mondo. Ho ancora un conto in sospeso».

Con chi?
«Appena diventai ct della Nazionale dichiarai i miei due obiettivi: vincere un Europeo e un Mondiale».

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