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Abodi sull’inchiesta ultras a Milano: «Aspetto da giorni un segnale dalla Figc, prenda posizione»

Anche il Ministro non si capacita: «Ne ho parlato con i vertici federali, le norme prevedono che non ci siano rapporti tra tesserati e delinquenti sotto forma di tifosi».

Abodi sull’inchiesta ultras a Milano: «Aspetto da giorni un segnale dalla Figc, prenda posizione»
Roma 16/12/2023 - Atreju: Festa Fratelli d’Italia / foto Image nella foto: Andrea Abodi

Il Ministro dello Sport Andrea Abodi sulla linea del Napolista. Non si capacita del silenzio della Federcalcio sull’inquietante inchiesta di Milano sugli ultras di Inter soprattutto e di Milan, inchiesta che ha rivelato preoccupanti contiguità soprattutto tra tesserati dell’Inter (Inzaghi, Zanetti) e delinquenti travestiti da tifosi come ha detto Abodi a margine di un evento al Maxxi.

Abodi: «Inchiesta ultras? Aspetto da giorni un segnale dalla Figc»

Abodi ha dichiarato:

«Da qualche giorno mi aspetto un segnale dalle istituzioni del mondo del calcio perché non venga sottovalutato il tema e che la federazione prenda una posizione; la giustizia sportiva non è un doppione di quella ordinaria. Ne ho parlato anche con i vertici federali. Non mi aspetto sanzioni, ma le norme federali e sportive prevedono che non ci siano rapporti, soprattutto di questo tipo, tra tesserati e delinquenti sotto forma di tifosi».

Ha aggiunto:

«Questo non è fenomeno passeggero e non riguarda solo Milano. È un fenomeno drammatico, non è esuberanza di una curva. Non parliamo solo di razzismo. Parliamo di criminalità organizzata che si inserisce nelle maglie del tifo, che ha generato morti e accumulato risorse finanziarie».

Come mai la Procura Figc non ha ancora indagato l’Inter e Marotta per l’inchiesta ultras?

Quante stranezze nel calcio italiano. Recentemente la Procura Figc di Chiné (e ovviamente di Gravina) non ha fatto passare nemmeno un’ora e ha subito richiesto gli atti delle accuse al Napoli di falso in bilancio per l’acquisto di Manolas. E va benissimo. La solerzia in questi casi è sempre positiva. Detto fatto, la Procura Figc si è mossa. Applausi. Ma c’è uno strano retropensiero, per dirla alla Conte, che ci rincorre. Perché la Procura Figc non ha ancora indagato l’Inter, Marotta (diremmo anche Inzaghi) per l’inchiesta ultras? Inchiesta che ha rivelato contiguità inquietanti tra il club nerazzurro e i malavitosi che dirigevano le curve e guidavano gli affari di casa. Ricordiamo che stiamo parlando di una vicenda in cui ci sono stati due morti ammazzati. C’è la telefonata di Inzaghi con un capo ultras per i biglietti della finale di Champions (ci fu la polemica a distanza con Spalletti e la fake news sulla telefonata chiarificatrice con Inzaghi). C’è il coinvolgimento del vicepresidente Zanetti. Ovviamente c’è il presidente dell’Inter Beppe Marotta numero uno del club nerazzurro. Eppure da Chiné, Gravina e la Procura Figc non ci sono novità. Siamo fermi alla richiesta degli atti alla Procura di Milano.

Per rinfrescare la memoria riportiamo cosa scrisse L’Equipe a proposito di quell’inchiesta. Mentre in Italia cerchiamo di “ricomporre”, limare ed annacquare, la vicenda enorme dei rapporti incestuosi tra criminalità organizzata, curve e società di calcio italiane all’estero continua ad alimentare lo stupore della stampa. Ci torna per esempio L’Equipe (con due pagine) il cui riassunto delle suddette vicende parla da solo: “Rivendita di biglietti al mercato nero, gestione abusiva di parcheggi, controllo della vendita di bevande, cibo e gadget dentro e fuori lo stadio, estorsioni, intimidazioni e violenze per mantenere il controllo su una cifra multimilionaria. Per la Curva Nord dell’Inter l’accusa è addirittura di associazione per delinquere aggravata dall’uso di metodi mafiosi, quelli della ‘Ndrangheta calabrese, uno dei cui esponenti è stato assassinato il 4 settembre durante un regolamento di conti. Andrea Beretta, leader ultra, ha pugnalato venti volte Antonio Bellocco nel parcheggio di un palazzetto dello sport della vicina periferia milanese”.

Come può una cosa del genere passare in cavalleria dopo pochi giorni di “scandalo” è un miracolo tutto italiano, ben rappresentato dal racconto della Gazzetta dello Sport della telefonata di pace tra Inzaghi e Spalletti, peraltro nei fatti smentito da Spalletti stesso (la cui frase “non devo chiarire niente con nessuno” è stata dimenticata da quasi tutta la stampa italiana, non dalla Gazzetta va detto). Ultras, l’Inter tra disinvoltura e sottomissioe

Giustamente L’Equipe ricorda che se adesso nel mirino delle procure ci sono Milan e Inter, il resto non è certamente vergine. C’era finita prima la Juve nella stessa melma. Parliamo del 2016, quando “l’inchiesta Alto Piemonte ha poi portato a condanne da tre a otto anni di reclusione per diversi ultra bianconeri. È stata la stessa Juventus a sporgere denuncia dopo aver ricevuto pressioni per emettere un numero di abbonamenti e biglietti maggiore di quelli consentiti dalla legge. Il comitato disciplinare della Figc (Federazione italiana gioco calcio) ha sanzionato il club torinese con una multa di 600mila euro e una partita a porte chiuse. Andrea Agnelli, allora presidente del club, fu interdetto dalla carica per tre mesi. Tuttavia, secondo la giustizia ordinaria, la Juventus era considerata vittima”. Cosa è cambiato? Ovviamente niente. I club sono sempre vittime. Mentre giustamente L’Equipe scrive quanto meno di “comportamenti sconsiderati da parte dei club”.

“Inter e Milan si trovano oggi in una situazione simile (a quella della Juventus). Nessuno dei loro dipendenti risulta essere nel mirino delle indagini e l’elenco degli indagati resta limitato ai 19 ultras arrestati, che hanno tutti scelto di far valere il proprio diritto al silenzio durante gli interrogatori. Tuttavia, da un passaggio dell’inchiesta si ricorda che l’Inter ha alternato “atteggiamenti variabili tra disinvoltura e sottomissione, mantenendo indirettamente legami con la criminalità organizzata legata agli stadi, che le impedisce di rompere in modo evidente tali rapporti”.

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