L’allenatore dell’Italvolley femminile al Messaggero: «La pressione pesa e adotto il metodo Socrate: attraverso le domande cerco di far pensare. Ne esce che noi allenatori non facciamo niente, al limite facciamo fare agli atleti».
Julio Velasco, allenatore dell’Italvolley femminile, spiega in un’intervista al Messaggero come sta andando la ripresa della squadra dopo l’oro vinto alle Olimpiadi di Parigi.
Velasco: «Dopo l’oro a Parigi dobbiamo immaginare di aver perso tutto per uscire dalla pressione»
Come si ricarica una squadra che ha vinto tutto?
«Continuare a vincere è molto difficile, è un meccanismo mentale che ancora non conosciamo bene, però qualcosa accade. Ci si allena allo stesso modo, non si è presuntuosi, ma poi ripetersi è arduo. Forse è l’obbligo di vincere, che pesa come una condanna. Meno male che Dante è morto, sennò gli direbbero: bella la Divina Commedia, ma possibile che ora non scrivi un’altra cosa migliore? Mi preoccupano questi meccanismi che provocano pressioni insostenibili. L’unico modo per uscirne è immaginare di aver perso e continuare a imparare da chi abbiamo battuto».
Lei adotta il metodo Socrate: più domande e meno risposte…
«Lo studiavo all’università e mi affascinava: incalzare l’interlocutore per provocare il suo processo creativo. Con i giocatori la comunicazione è univoca: parliamo, spieghiamo e critichiamo noi. Allora attraverso le domande cerco di far pensare. Alla fine una cosa è chiara: noi allenatori non facciamo niente, al limite facciamo fare ai giocatori; se non ci riusciamo, abbiamo fallito. E’ inutile essere bravi noi a gestire situazioni complicate se loro non sanno come fare. Noi allenatori siamo soprattutto insegnanti».
Il volley femminile ha ormai lo stesso pubblico di quello maschile, o di più…
«C’è stato un cambiamento culturale enorme. Il volley femminile ha fatto un grande salto sul piano atletico e motorio e sono sportive vere, prima invece le frenava la maternità, gli dicevano di “non fare cose da maschi”; a differenza di calcio e basket, non è una versione più lenta del volley maschile: c’è meno potenza nelle schiacciate e più difesa, il che piace molto perché gli scambi sono più lunghi».
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