La Juve di Thiago e’ allegrismo 2.0, solo gli incompetenti possono definire brutto il suo difensivismo ragionato. L’unica differenza è che Thiago piace alla gente che piace
Non rinnego Massimiliano Allegri che ho amato nella buona (il primo ciclo juventino) e nella cattiva sorte (il secondo ciclo con Madama). Non lo rinnego perché continuo ad essere convinto che il conte Max abbia incarnato la tradizione della casa madre e che sia stato demonizzato in maniera violenta e a tratti irrispettosa.
Fatta questa premessa, dichiaro di essermi convertito al mottismo. Non è trasformismo, che a volte non guasta, ma è solo sano realismo.
Ero a San Siro, sabato scorso, in quella che è stata definita la partita più brutta della stagione. Nel tempio del calcio italiano contro un Milan al completo e con una serie di top player o potenziali tali, ho invece riscontrato un’ordine e una compattezza che non vedevo da diverso tempo, forse dai tempi del Max 1.
La Juve di Thiago non rischia, fa del possesso palla la sua arma di difesa, è una squadra attenta e se può colpisce in contropiede grazie al furetto Conceicao. Anche con l’Aston Villa ho visto proprio questa Juve e ammetto che non mi è dispiaciuta. Certo, non si è ancora intravisto il Koopmeiners dell’Atalanta, Douglas Luiz è una figurina o poco più, Nico non sappiamo che fine abbia fatto, Vlahovic alterna lamenti a grandi prestazioni, Adzic paragonato da certuni a Zidane è sempre in infermeria. Motta a differenza di altri ha compreso dove si trova. È una bestemmia dire che il suo difensivismo ragionato è un’evoluzione dell’allegrismo? No. In estrema sintesi, Motta è un Allegri 2.0 che – a differenza di Max – piace alla gente che piace. E che potrebbe piacere anche agli allegriani se gli zero a zero diventassero d’un tratto uno a zero.
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Giuseppe Alberto Falci ilnapolista © riproduzione riservata