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Furlani: «La noia fa paura e tanti della mia generazione la riempiono a caso. Lo sport ti chiede responsabilità»

Alla Stampa: «Oggi è troppo semplice distrarsi, le città diventano più grandi e noi più piccoli e isolati. Gli amici sono l’unica possibilità, ma non sono per forza quelli giusti»

Furlani: «La noia fa paura e tanti della mia generazione la riempiono a caso. Lo sport ti chiede responsabilità»
Italy's Mattia Furlani competes in the Men's Long Jump final during the Indoor World Athletics Championships in Glasgow, Scotland, on March 2, 2024. (Photo by Anne-Christine POUJOULAT / AFP)

Mattia Furlani primo azzurro premiato dall’atletica mondiale come personaggio dell’anno. Vince nella categoria Stella nascente, da 19enne che in questo 2024, nel salto in lungo, ha vinto parecchio. L’ultima medaglia è il bronzo ai Giochi di Parigi. L’intervista alla Stampa, di Giulia Zonca.

Furlani: «Gli amici sono l’unica possibilità, ma non sono per forza quelli giusti»

Ha iniziato a fare risultati da sedicenne, con le mosse e il soprannome da uomo ragno. Ora parla della “sua gente”: meno fumetto e più faccia di una generazione?
«Sì, avverto il fatto che c’è chi guarda a me e mi fa un sacco contento perché è un continuo specchiarsi, quello che trasmetto mi torna. È un dialogo. Certi magari arrivano al campo a Rieti e mi dicono “Grazie perché ti ho guardato e ho mollato il calcio”. Nel senso che stavano attaccati al pallone per l’idea di essere famosi non per giocare e invece a noi serve lo sport come passione. Io la mostro e mi è chiaro che il messaggio arriva, me ne accorgo moltissimo sui social».

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Sui social si cambia idea sulle persone molto spesso:
«Lo so, però ora ricevo parole importanti da giovanissimi e io voglio ispirare, c’è bisogno di ventenni che parlano per i ventenni. Prendere strade brutte oggi per un ragazzino è proprio facile».

Mattia Furlani continua:
«Oggi è troppo semplice distrarsi, le città diventano più grandi e noi più piccoli e isolati. Le persone fanno meno figli, soprattutto perché faticano a mantenerli. Le famiglie, inteso come persone che ti stanno vicino e ti seguono, a prescindere dalla composizione, sono sempre meno. Raggrupparsi con gli amici è l’unica possibilità per non stare soli, ma pure quelli non sono sempre scelti, vengono per prossimità, perché non ci sono altri intorno e non sono per forza quelli giusti».

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Parla anche dell’episodio di cronaca che ha coinvolto un ragazzo della periferia milanese:
«La noia fa paura e tanti la riempiono a caso. Lo sport ti sposta, ti fa guardare da un’altra parte, ti chiede di restare concentrato, a qualsiasi livello, pretende responsabilità da subito. Dà degli stimoli, invece di dire “tanto non c’è nulla che dipenda da me”, capisci che lavorare per un obiettivo porta a un risultato».

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