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I soccorritori di Bove: «Il problema era ampio, durante il trasporto è stato defibrillato»

Il presidente della Fratellanza militare di Firenze sull’intervento di Cataldi: «L’improvvisazione non è risolutiva, inserire le dita nella bocca è fortemente sconsigliato»

I soccorritori di Bove: «Il problema era ampio, durante il trasporto è stato defibrillato»
Firenze 01/12/2024 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Inter / foto Image Sport nella foto: Edoardo Bove

Il calcio ieri è stato scosso dal malore di Edoardo Bove che ha lasciato sgomenti tutti i calciatori in campo per la sfida tra Fiorentina e Inter. I minuti prima che i soccorsi arrivassero dal calciatore e lo portassero via in ambulanza sono apparsi infiniti e hanno anche mosso alcune perplessità.  Da più parti si è avuta l’impressione che l’ambulanza tardasse troppo ad entrare in campo.

Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza militare di Firenze a cui fa capo l’ambulanza che ha trasportato il giocatore della Fiorentina al policlinico, ha provato a spiegare la situazione:

«Dal momento della caduta in campo di Bove ad averlo messo sull’ambulanza sono passati 4 minuti. Il trasporto dallo stadio all’ospedale di Careggi è durato altri 4 minuti. È entrato in sala rossa a Careggi dopo 13 minuti dall’episodio: parliamo di un problema che noi definiamo ‘tempo-dipendente’, da parte nostra c’è stata organizzazione e non improvvisazione. Questo è stato decisivo».

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Ghini ha seguito da remoto i soccorsi al centrocampista: «Tutto ciò che è stato fatto è frutto di un protocollo tra Fratellanza militare, Misericordia di Firenze e Fiorentina. L’ambulanza non è entrata in campo perché c’era il rischio che non ne potesse uscire a causa del terreno di gioco, si sarebbe potuta impantanare. Le squadre di soccorso che sono dentro il campo hanno la stessa attrezzatura che c’è all’interno dell’ambulanza, hanno tutto negli zaini. Siamo fortemente addestrati, anche da un punto di vista emotivo».

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Sulle condizioni di Dove lungo il tragitto ha aggiunto: «Lui non era cosciente. In quel tragitto hanno defibrillato e fatto manovre rianimatorie: il problema era ampio».

Ghini si è poi soffermato sull’intervento di Danilo Cataldi: «Su questo è necessario puntualizzare. Apprezziamo ovviamente il gesto, ma l’improvvisazione non è risolutiva. La manovra che è stata fatta inserendo le dita nella bocca di Bove è fortemente sconsigliata, per due motivi. Intanto il paziente può serrare improvvisamente la bocca, si rischia di avere lesioni gravissime alle dita. La seconda è che in quel momento si possono creare ferite dentro la bocca il cui sanguinamento può risultare difficile su un paziente di quella natura. Ripeto, apprezziamo il gesto, ma ci tengo a sottolineare l’importanza di fare i corsi per i soccorsi. Si tratta di seguire alcune ore di corsi ma quelle ore possono salvare vite».

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