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Caso Bove, il medico della Lazio: «In Serie A c’è un calciatore non idoneo a giocare»

Il dottor Pulcini al Messaggero: “Nel 2019 visitai un giocatore importantissimo, che va per la maggiore in Serie A, ma non lo ritenni idoneo a giocare a calcio”

Caso Bove, il medico della Lazio: «In Serie A c’è un calciatore non idoneo a giocare»
Firenze 01/12/2024 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Inter / foto Image Sport nella foto: Edoardo Bove

In Serie A, in questo momento, gioca un calciatore “non idoneo”. Uno a rischio di avere problemi di cuore. Lo dice in un’intervista al Messaggero il professor Ivo Pulcini, l’espertissimo responsabile medico della Lazio. Ne parla ovviamente tornando sul grande spavento per Bove. Pulcini dice: “Nel 2019 io visitai un giocatore importantissimo, che adesso va per la maggiore e gioca in Serie A, ma io non lo ritenni idoneo a giocare a calcio”. Il suddetto giocatore, scrive il Messaggero, venne poi valutato in tre cliniche diverse perché la Lazio lo voleva a tutti i costi, ma niente. Chi è? Nell’intervista non si fa il nome.

Però Pulcini dice anche che spesso l’idoneità “dipende dalle valutazioni soggettive dei medici e dalla propria esperienza sul campo”.

Il primo giocatore a fiondarsi su Bove per aiutarlo è stato Danilo Cataldi. Pulcini dice che “la Lazio gli ha insegnato quel primo soccorso, che è patrimonio culturale di tutti i giocatori del club. Danilo ha un certificato internazionale dell’Acls American heart association per soccorrere le persone in qualunque situazione di emergenza. La Lazio è stata la prima società in Italia a fare questi corsi di rianimazione cardio-polmonare con l’uso del defibrillatore. Abbiamo iniziato nel 2018 e li ripetiamo ogni due anni per ricordare le tecniche e istruire ogni nuovo arrivato. La nostra associazione “Un cuore per tutti” ha poi regalato i defibrillatori ai giocatori e in particolare quello che la squadra ha sul pullman quando va in trasferta. Inoltre abbiamo fatto comprare a Lotito un dispositivo cardiologico che si chiama sistema Sds, sudden death screening, e prevede, con dieci anni d’anticipo, la morte improvvisa in campo. È fondamentale che tutte le squadre si adoperino per averlo”.

 

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