È il “marketing” del talento contro il petrolio che “ti mette le ali” – continua il The Guardian -. Ma il Salisburgo è davvero una squadra di calcio?
La vittoria per 3-0 del Paris Saint-Germain contro il Salisburgo nell’ultima giornata della fase a gironi di Champions League non sarà ricordata – secondo il The Guardian – per la qualità del calcio mostrato in campo, bensì per il suo significato simbolico. Questo incontro sembrava più una pubblicità vivente che una vera partita, un confronto tra due “progetti” calcistici che incarnano le contraddizioni del calcio moderno. Il match, disputato nella Red Bull Arena, ha visto i parigini dominare con un possesso palla superiore al 70% e la capacità dei singoli di fare la differenza, grazie alle prestazioni di Achraf Hakimi e Nuno Mendes su tutti. Tuttavia è difficile non valutare anche cosa i due club rappresentino. Da una parte, il PSG, simbolo del potere economico qatariota; dall’altra, il Salisburgo, una vetrina per giovani talenti e un veicolo promozionale per un colosso delle bevande energetiche.
Psg: tutto tranne che celebrazione dello sport (The Guardian)
Secondo il The Guardian, questo incontro era tutto fuorché una celebrazione dello sport. Le squadre, pur appartenendo a due realtà profondamente diverse, condividono un elemento essenziale: il loro ruolo come strumenti di branding. “Visita Red Bull, bevi Qatar” è stata la provocatoria sintesi del quotidiano inglese. Tra l’altro – calcisticamente parlando – Luis Enrique, il tecnico dei parigini, ha recentemente rinnovato il suo contratto fino al 2027, ma il progetto PSG sembra vivere un momento di stallo. Secondo il The Guardian, il presidente Nasser Al-Khelaifi appare sempre più distante dalla squadra, segnale di una possibile crisi di identità in un club che, nonostante le immense risorse, fatica a trovare una chiara direzione.
Dall’altra parte, il Salisburgo ha dimostrato di essere fuori luogo in una competizione come la Champions. Con una rosa composta principalmente da giovani tra i 17 e i 22 anni, il club sembra più un’accademia di talenti in cerca di investitori che una squadra pronta a competere ad alti livelli. Eppure non era così con il Lipsia di qualche anno fa. Scrive così il quotidiano inglese:
“In pratica, il club funziona come una sorta di scambio di giocatori, capitalismo sportivo in stile “Drink-Bro”, un aggregatore di giovani talenti umani. Ecco un veicolo d’investimento ghanese diciannovenne. Ecco un danese affascinante e convincente. La rosa ha 23 giocatori nella fascia d’età 17-22, otto dei quali titolari qui. È davvero una squadra di calcio? O solo un gruppo di ragazzi in uno spot TV che spera che questa sia la loro grande occasione?
Contro il PSG non c’era schema, chimica o livello base di competenza. Ma c’erano molti tocchi, trascinamenti e improvvisi spasmi di energia. Questa è una squadra fatta di bastoncini di fiammifero, glassa e zuccherini. Guardami. Comprami. Sono un’unità di talento desiderabile. Forse il Salisburgo dovrebbe semplicemente iniziare a comprare freestyle, mandandoli a fare palleggi, a far rotolare la palla lungo le spalle, a fare beatbox e selfie. […]
Per quanto riguarda il PSG, ora sembra moderatamente ben posizionato per accedere ai playoff, anche se in un modo che probabilmente non cambierà molto. La forma in campionato è buona. Luis Enrique ha esteso il suo contratto fino al 2027, proprio mentre iniziano a circolare voci di tensioni nello spogliatoio.
Il club resta una bellezza oscena, incredibilmente vivace ma anche incredibilmente vuota, autore di un campionato nazionale totalmente distorto e ancora in cerca di un modo per esistere a un livello che era stato progettato per dominare. La vittoria a Salisburgo offre un’altra opportunità per realizzare quel destino sfuggente; o più probabilmente per fallire, in un modo che, nonostante il senso di energia sprecata, rimane stranamente affascinante”.