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Il Telegraph attacca Infantino: “L’assegnazione del Mondiali all’Arabia è la più vile svendita dello sport”

Il quotidiano lo definisce “un ridicolo artista sotto pressione, con le orecchie a sventola”

Il Telegraph attacca Infantino: “L’assegnazione del Mondiali all’Arabia è la più vile svendita dello sport”
President of FIFA Gianni Infantino speaks next to the trophy during the 2025 FIFA Club World Cup Draw ceremony in Miami on December 5, 2024. (Photo by Giorgio VIERA / AFP)

Ormai manca poco, il presidente Fifa Infantino oggi pomeriggio assegnerà ufficialmente il Mondiale 2030 e 2034, rispettivamente a Spagna, Portogallo e Marocco e, il secondo, all’Arabia Saudita. Al Telegraph tutto questo non va già (ma non è l’unico). “Di nascosto, per acclamazione, senza nemmeno un accenno di controllo veramente indipendente, la Fifa è pronta a suggellare forse la più vile svendita nella storia dello sport“.

Infatti, come sottolinea il quotidiano, “non ci sarà alcuna votazione vera e propria. Questa volta ci sarà solo una sterile videoconferenza per convalidare un fatto compiuto“. La cosa ancora più sorprendente è che Infantino “non solo sta attraversando questa gigantesca dimostrazione di avidità e riciclaggio di reputazione con un decennio di anticipo, ma sta anche evitando qualsiasi inquisizione su come sia successo“.

Mondiali 2034 in Arabia Saudita per volere esclusivamente di Infantino

Il presidente Fifa non ha mai spiegato, e non lo farò mai, come e perché l’Arabia Saudita ospiterà il Mondiale 2034. “Nei 15 mesi trascorsi da quando la sua organizzazione ha orchestrato la farsa che ha lasciato i sauditi come unici offerenti, non ha risposto a nessuna domanda“.

Ogni passaggio dell’iter per la candidatura ad ospitare il Mondiale è stata fatta con il minimo rumore, come se la Fifa “preferisse che non si vada troppo a fondo” alla questione. Non ci vuole certo Sherlock Holmes per capire i motivi di tale modus operandi. “Come può la Coppa del Mondo saudita ricevere un punteggio di 4,2 su 5, il più alto di sempre, quando 11 dei 15 stadi non sono ancora stati costruiti?

E il Telegraph ricorda anche l’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi, le severe restrizioni alla libertà di espressione, l’incarcerazione di attiviste per i diritti delle donne, le 200 esecuzioni effettuate nei primi nove mesi del 2024.

Insomma, “Infantino si rifiuta di fornire giustificazioni perché non ce ne sono. Un ridicolo artista sotto pressione, con le orecchie a sventola che ha paragonato la sua prima vittoria alle elezioni presidenziali della Fifa alla ripresa del Ruanda dal genocidio ma preferisce genuflettersi ai sauditi nell’ombra“.

Il presidente Fifa è “solo” un mediocre burocrate svizzero

Nessuno si è mai veramente opposto a Infantino. “Le federazioni sono assuefatte alla sfacciataggine della Fifa che hanno concluso che la resistenza è inutile. La Football Association non intende parlare contro un governo saudita con una posizione ancora più fondamentalista sui diritti degli omosessuali. I tedeschi, i cui giocatori si sono opposti alla presunta censura della Fifa mettendosi le mani sulla bocca a Doha, sono altrettanto fatalisti, dicono: «Prendiamo sul serio le critiche al paese candidato. Il nostro obiettivo è lavorare insieme alla Fifa per migliorare la situazione nei prossimi anni»“.

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Quando ha assunto la carica di presidente nel 2016, Infantino ha affermato che la Fifa era “pienamente impegnata a rispettare i diritti umani. Ora guardatelo, mentre si accompagna allegramente a Bin Salman, il leader che le agenzie di intelligence statunitensi hanno affermato aver personalmente approvato l’omicidio di Khashoggi nel 2018“.

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Infantino mai si è preoccupato di chi frequente. È stato fotografato con Putin, ha ricevuto un premio dalla Repubblica Centrafricana, “classificata da Transparency International come uno dei paesi più corrotti al mondo”. “Esemplifica la natura assurda della Fifa, un mediocre burocrate svizzero elevato al potere assoluto da un consiglio arrendevole“.

L’amara constatazione del Telegrapg: “Questa è una resa in cui lo sport non ha altra scelta che restare a guardare. Quando non ci sono più limiti etici da oltrepassare, tutte le strade portano a Riyadh“.

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