“Le prime prestazioni dell’attaccante francese suscitano una sorta di nostalgia distopica per la quale alcuni tifosi iniziano a chiedersi se non fosse meglio Joselu”

Rafa Cabeleira paragona su El Paìs Kylian Mbappé a un ristorante. Scrive che il problema sono i lunghi tempi di attesa. “Le promesse di immediatezza mai mantenute, i camerieri che assicuravano che tutto era dovuto a un piccolo ritardo in cucina e che, in pochissimo tempo, appena cinque minuti, quel branzino sarebbe arrivato fuori così ben infilzato che i migliori fotografi dei principali media stranieri sarebbero poi accorsi ad immortalare il momento in cui ci affonderemo i denti”.
Solo che poi “la spigola ha cominciato a somigliare al salmone del supermercato”. Cioé? “In fin dei conti, il Real Madrid ha appena vinto tutto senza la sua eterna promessa e poche cose distraggono il tifoso blanco dal gol tanto quanto i cambiamenti in meglio. Come accadde ai suoi tempi con Makelele e Zidane, o con Milla e Redondo, le prime prestazioni dell’attaccante francese suscitano una sorta di nostalgia distopica per la quale alcuni tifosi iniziano a chiedersi se sia meglio Joselu”.
“Il calcio è uno sport dove le certezze si consumano ogni otto ore, come gli antibiotici, a maggior ragione in un club che ha le chiavi della farmacia e si automedica d’inverno, in cammino verso la primavera, senza compassione”.
Hanno cominciato addirittura a paragonarlo a Hazard o a Bale. “Il peso di quella maglia divora calciatori di comprovata qualità da così tanti decenni che un ossario dovrebbe essere installato nelle viscere del suo nuovo stadio per ricordare tutte le figure che non hanno potuto sopportare il ticchettio delle tubature che precedettero la catastrofe”.
Per fortuna è arrivata l’Atalanta. “I suoi bei minuti a Bergamo, forse i primi degni di nota da quando veste la maglia del Real Madrid, hanno temperato gli animi inquisitori di chi da diversi mesi accumula legna nella piazza del paese”.