“Sembrano i compiti fatti male di un bambino di 10 anni. Magari da questa impresa ne nascerà un’altra”
Molte delle start-up da miliardi di dollari che dominano le nostre vite vantano genealogie improbabili. YouTube era inizialmente un sito di incontri. Twitter è cresciuto dalle ceneri di Odeo, un’app di podcasting abortita, ed è stato concepito come un modo per dire ai tuoi amici quando stavi cenando. Facebook si è prefissava di valutare se le persone fossero attraenti o meno. Oggi influenzano le elezioni.
Il punto, scrive il New York Times, è che “non è del tutto impossibile che tra qualche anno milioni di persone apriranno con gioia la piattaforma di streaming Unify, beatamente ignare del fatto che, al momento del lancio, avrebbe dovuto essere una Superlega europea”.
Magari “Unify finirà per essere un compagno di intelligenza artificiale iperrealista che assomiglia a Florentino Perez, o un’app che misura il tuo livello di arroganza, come quella che tiene traccia dei tuoi passi, o un simulatore che consente agli utenti di alleviare lo stress frustando cavalli morti. Tutto ciò sarebbe perfettamente appropriato, date le sue radici”.
Perché per ora, scrive il Nyt, Unify sembra una iniziativa bruttina, senza idee. Anche i nomi dati alle quattro divisioni della competizione — Star, Gold, Blue e Union — “sembrano il genere di cose che si ottengono in un videogioco senza licenza”.
Per ora “l’unica questione che A22 sembra aver affrontato è la sponsorizzazione. La nuova competizione sarebbe nota, ha rivelato l’azienda con un tocco di classe, come Unify League. Per molti versi, questo sembra riassumere bene la situazione: i diritti di denominazione di un torneo che non contiene alcuna squadra sono stati dati a una piattaforma di streaming che in realtà non esiste”.
“Non dovrebbe sorprendere, quindi, che la reazione delle istituzioni che A22 spera di rovesciare sia passata dal disinteresse all’espressione di disprezzo”.
Il commento più affilato è quello di Alex Muzio, proprietario della squadra belga Union Saint-Gilloise e presidente dell’Unione dei club europei: “è un progetto mal concepito e mal costruito. Ha enormi difetti. È come i compiti estivi di un bambino di 10 anni che mamma e papà non hanno guardato. Non riesco a credere che qualcuno si iscriverebbe”.
In realtà questa Superlega 2.0 “è una trappola”. Una provocazione per capire stavolta la Uefa come reagirà. Per il resto è un’idea che parte già vecchia, non c’è innovazione. “A22 non propone una rivoluzione, ma un ritiro, un tentativo di consentire ai potenti di risolvere i problemi che loro stessi hanno creato. A volte le idee prendono vita propria; le cose non sempre vanno come i loro ideatori avevano previsto. Ma tutti loro, in fondo, hanno offerto qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. Hanno soddisfatto una domanda, fornito un servizio. Lo stesso non si può dire per A22, non importa quante piattaforme di streaming possa evocare dalla pura immaginazione”.