“Per un tifoso dell’Everton in cerca di indizi sui suoi nuovi proprietari, tutto questo potrebbe sembrare scoraggiante ma Liverpool non è Roma”
A Roma i Friedkin nell’ultimo periodo non sono molto amati (eufemismo). Anzi, diciamo pure aspramente contestati. Sin dall’esonero di De Rossi e la sostituzione dell’ex centrocampista con Juric, la tifoseria intravedeva una mancanza di una certa progettualità. Per non parlare delle dimissioni improvvise di Lina Souloukou, manager tutta d’un pezzo che si è improvvisamente vista una capitale europea contro. Poi la gestione del caso Dybala, che ora verrà lanciato al miglior offerente ma che a luglio – quando è voluto rimanere – è stato acclamato come un eroe che rinunciava al peso economico dell’Arabia Saudita.
Ora forse finirà in Turchia e intanto ha di fatto sconquassato il progetto tecnico della Roma, che farà forse fatica ad arrivare entro le prime dieci in campionato per com’è messa in termini di media punti. I Friedkin intanto giovedì hanno firmato il passaggio di proprietà dell’Everton, per cui in Inghilterra viene attenzionata la gestione familiare della Roma (con preoccupazione?).
I Friedkin arrivano a Liverpool mentre a Roma vengono subissati di critiche (The Guardian)
Di seguito quanto si legge dall’analisi di Nicky Bandini sul Guardian:
“Il Friedkin Group, che ha completato l’acquisizione dell’Everton giovedì, è proprietario della Roma dal 2020 e ha ottenuto notevoli successi: l’assunzione di José Mourinho come allenatore e la consegna della squadra di cui aveva bisogno per vincere la prima Europa Conference League, oltre a piazzarsi al secondo posto in Europa League un anno dopo. Tuttavia, la decisione di licenziare il portoghese a gennaio ha diviso l’opinione tra i tifosi e il licenziamento del suo successore, Daniele De Rossi, a settembre ha scatenato una rivolta aperta.
“Yankee Go Home”, recitavano i manifesti apparsi lungo la strada che scende lungo il Tevere verso lo Stadio Olimpico. Durante una protesta a Corviale, un complesso residenziale alla periferia di Roma, gli ultras hanno acceso dei razzi e appeso uno striscione scritto per metà in inglese e per metà in dialetto locale: “Friedkin, non siamo nel ghetto americano”, si leggeva. “Qui ti strapperemo il cuore dal petto” […] Per un tifoso dell’Everton in cerca di indizi sui suoi nuovi proprietari, tutto questo potrebbe sembrare scoraggiante. Eppure il quadro generale non è così netto. La Conference League è stato il primo trofeo importante della Roma in 14 anni. Hanno perso la finale di Europa League ai rigori contro il Siviglia , la squadra di maggior successo di quel torneo. […]”
Eppure all’inizio non sembrava così male:
Continua il The Guardian:
“Nei primi capitoli della proprietà della Roma da parte dei Friedkin, sembrava che capissero anche il loro pubblico. Arrivati in un momento complicato, con gli stadi chiusi a causa della pandemia, hanno fatto un chiaro sforzo per riconoscere le priorità e le preoccupazioni dei tifosi alla riapertura dell’Italia.
I prezzi dei biglietti sono stati abbassati e le richieste di ritorno di una popolare versione passata dello stemma del club sono state accolte con il suo utilizzo su maglie in edizione speciale. Francesco Totti, che si era scontrato con la precedente proprietà del club, è stato visto avere incontri con i Friedkin e ha iniziato a fare apparizioni all’Olimpico.
Tutto ciò rende ancora più sorprendenti gli errori di valutazione su Mourinho e De Rossi. Non ci sarebbe mai stato un modo semplice per separarsi dal primo, la cui reputazione in Italia era rimasta elevata sin dal suo triplete con l’Inter nel 2010 e il cui status di superstar aveva riportato il tutto esaurito all’Olimpico molto prima che consegnasse un trofeo europeo. […]
L’Everton non è la Roma, e la città di Liverpool non è Roma. L’ambientazione e le storie saranno diverse. Si può supporre che saranno state apprese anche alcune lezioni. Forse la domanda più pertinente è: quanto saranno presenti i Friedkin nei prossimi mesi? E quanto lasceranno alla squadra che hanno messo in piedi?”