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Immobile: «Alla Lazio non ero più lucido, persino mia moglie vedeva un Ciro diverso»

A Sky: «Si stava creando una punta di scetticismo nei miei confronti, ma ho vinto una Scarpa d’Oro e ho segnato per anni 20 gol a stagione»

Immobile: «Alla Lazio non ero più lucido, persino mia moglie vedeva un Ciro diverso»
Roma 02/12/2023 - campionato di calcio serie A / Lazio-Cagliari / foto Image Sport nella foto: Ciro Immobile-Claudio Lotito

Ciro Immobile rivendica il suo status di grande attaccante, costante e molto decisivo in Serie A. La Lazio per anni si è goduto il suo cannoniere che per diverse stagioni è arrivato in cima alla lista dei marcatori del nostro campionato. Con Petkovic, con Inzaghi, con Sarri. Ad un certo punto però ha sentito di dover andar via dalla Lazio di Lotito e in generale dalla Serie A, considerato quasi come un peso tecnico e semplicemente meno felice perché non gli riuscivano le stesse giocate di una volta. Al Besiktas quest’anno ha già segnato 9 gol in 13 presenze, seppur parliamo di un campionato di livello qualitativo inferiore.

Immobile: «Ho fatto 200 gol in Serie A, ho vinto gli Europei… non ho fatto poco»

Di seguito quanto dichiarato dall’ex attaccante della Lazio e della Nazionale sul suo trasferimento in Turchia:

«Durante il viaggio ho avuto pensieri soprattutto positivi per l’entusiasmo per questa nuova avventura per partire con il piglio giusto. La mia mente era proiettata a far bene, mi piaceva il fatto di poter cambiare, ma ero spaventato dopo 8 anni. Avevo quella sensazione di voglia e di fame che hanno tutti quando cambiano squadra, ma allo stesso tempo ero un po’ triste perché avevo lasciato la mia famiglia.»

Com’è lo stadio in cui gioca?

«Ti avvolge. Il tifo del Besiktas è veramente assordante, qualcosa di importante. Il livello è buono, il campionato è molto equilibrato, anche l’anno scorso due squadre hanno lottato per il titolo fino alla fine. Sono venuto qui sicuramente per continuare a fare quello che mi piace e divertirmi, ma ci si diverte solo se si vince (ride, ndr). Sono cambiato rispetto alle esperienze estere, non sto avendo difficoltà in campo come prima magari. Il fatto di voler sempre migliorare, voler dare sempre più di tutti quanti, voler spronare gli altri… Credo di aver costruito la mia carriera su quello e ci sono riuscito: ho fatto più di 200 gol in A, ho vinto l’Europeo, la Scarpa d’Oro. Ancora non me ne rendo conto, ma se faccio due calcoli non è poco ciò che ho fatto.»

Come sono stati i primi mesi?

«Catapultarsi in una nuova dimensione è difficile di per sé, ma se lo fai come l’ho fatto io, facendo una doppietta alla prima partita che ha determinato la vittoria della Supercoppa… Ognuno ha la sua storia, ma le vere difficoltà sono state quando mi sono trasferito da piccolo perché non sai se arrivi, se ti infortuni. La vera partita la giochi lì. Ci sono tante cose che possono far andare male la tua carriera. Nel calcio, soprattutto nella Nazionale, ci sono molte critiche, non le calcolo molto ed è per quello che sono riuscito a fare un bell’Europeo, malgrado dicessero che mancava un attaccante all’Italia. Io sono l’ultimo ad aver vinto un Europeo però (ride, ndr).»

Sul difficile addio alla Lazio:

«Dopo l’addio di Sarri ho vissuto un periodo davvero molto tosto. Da capitano mi sono accollato delle responsabilità che nemmeno pensavo di avere: non ero pronto e sono finito in un vortice più grande di me. Se non sei lucido di testa, le gambe non girano e ti fai male, esattamente come mi è successo. Tutte queste cose mi hanno portato a decidere di lasciare. Mi è stata molto di aiuto anche mia moglie Jessica: aveva visto un Ciro cambiato, io avevo capito di essere alla fine di un ciclo.

I tifosi biancocelesti mi hanno amato alla follia. Io ho amato loro allo stesso modo, ma stava diventando un amore solo per quanto fatto e non per quello che potevo ancora dare. È quasi facile segnare 20 gol in una stagione, non lo è farlo per 5-6 volte di fila: si stava creando quasi una punta di scetticismo nei miei confronti.»

Qual è il suo rammarico se ne ha uno?

«L’unico che ho è non aver salutato i tifosi. Quello mi è rimasto sul groppone, ma porterò la Lazio sempre nel cuore. Era bello poter condividere un bel finale, anche se le strade si dividono non è detto che non debba essere fatto con gioia. Saluto adesso con estrema emozione tutti i tifosi della Lazio, so che molti si sono preoccupati per me, voglio dirvi che la storia della Lazio continua, così come continua la mia. Non posso cancellare 8 anni, saremo sempre affezionati a voi

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